Il silenzio degli innocenti (J. Demme, 1991)
Il silenzio degli innocenti (The silence of the lambs)
di Jonathan Demme – USA 1991
con Jodie Foster, Anthony Hopkins
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Rivisto in TV (Now Tv), con Sabrina.
Per tracciare un profilo psicologico di "Buffalo Bill", elusivo serial killer che rapisce, uccide e scuoia giovani donne, Clarice Starling (Jodie Foster), agente dell'FBI ancora in addestramento, viene inviata dal suo superiore Jack Crawford (Scott Glenn) a "intervistare" Hannibal Lecter (Anthony Hopkins), psicopatico cannibale rinchiuso in un carcere psichiatrico di massima sicurezza. Inquietante e pericoloso, ma anche colto e dai modi affabili, Hannibal stringerà uno strano sodalizio con Clarice, aiutandola (seppure in maniera enigmatica e mai diretta) a identificare l'assassino (Ted Levine). Dal romanzo di Thomas Harris, secondo volume – dopo "Il delitto della terza luna", da cui era stato tratto "Manhunter" di Michael Mann – del ciclo dedicato al personaggio di "Hannibal the Cannibal", un thriller di grande successo che ha riportato in auge il filone dei serial killer (tanto che negli anni successivi spuntarono come funghi molte pellicole di questo tipo). Vinse i cinque premi Oscar più importanti, quelli per il miglior film, la regia, la sceneggiatura (di Ted Tally), l'attore e l'attrice protagonista (il secondo per Foster, dopo "Sotto accusa"), uno dei soli tre film a esserci riusciti (il primi due erano stati "Accadde una notte" e "Qualcuno volò sul nido del cuculo"). Rispetto al film di Mann, siamo su livelli più alti sotto ogni punto di vista: la regia, l'atmosfera, la suspence, ma soprattutto la caratterizzazione psicologica dei personaggi, che escono dai cliché del genere e penetrano sotto la pelle dello spettatore, inquietandolo a più riprese (soprattutto Lecter, originalissima figura di cattivo che non è però l'antagonista del film, come peraltro già in "Manhunter", dove il personaggio era interpretato da Brian Cox). Il titolo (che in originale non parla di "innocenti" ma di "agnelli": le battute sulla famiglia torinese si sono sprecate, quindi non le ripeterò) si riferisce al sogno ricorrente di Clarice che le impedisce di dormire tranquilla, sin da quando da bambina aveva assistito allo sgozzamento degli animali di una fattoria, le cui grida l'hanno spinta a intraprendere la carriera che ha scelto. Memorabile (e iconico) Hopkins con la maschera sul viso (ispirata a quella dei portieri di hockey), ma anche il personaggio eccentrico e para-transessuale di Buffalo Bill (con qualche polemica in patria da parte delle organizzazioni LGBT; per quanto possa valere, Lecter stesso mette in chiaro che non c'è un legame fra transessualità e violenza). Molte le trovate interessanti, oggi forse meno efficaci perché in seguito se ne è abusato allo sfinimento: dalla fuga di Lecter dalla gabbia in cui era tenuto prigioniero (con modalità grandguignolesche) alla scena dell'irruzione nella presunta casa del killer (con un montaggio parallelo che "inganna" lo spettatore). Ottima la musica di Howard Shore. Cameo per Roger Corman (il direttore dell'FBI), mentre Anthony Heald interpreta Frederick Chilton (il direttore dell'istituto psichiatrico, nonché "l'amico" che Hannibal "attende per cena" nel finale). Numerosi errori e imprecisioni nella traduzione e nell'adattamento italiano dei dialoghi (vedi qui). Lecter – e purtroppo anche Clarice – torneranno in "Hannibal" di Ridley Scott.
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