Velluto blu (David Lynch, 1986)
Velluto blu (Blue velvet)
di David Lynch – USA 1986
con Kyle MacLachlan, Isabella Rossellini
***1/2
Rivisto in DVD.
Tornato a Lumberton, tranquilla cittadina in North Carolina ("Il paradiso dei tagliaboschi"), a causa di un malore del padre, il "bravo ragazzo" Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan) si lascia coinvolgere da un mondo oscuro e perverso, che lo incuriosisce ed affascina tanto quanto lo terrorizza e lo repelle. Il rinvenimento di un orecchio umano mozzato in un campo vicino casa, infatti, lo spinge a indagare sull'accaduto insieme alla coetanea Sandy (Laura Dern), figlia del detective di polizia (George Dickerson) che si interessa del caso. Jeffrey si introduce così di nascosto nell'appartamento della cantante Dorothy Vallens (Isabella Rossellini), che si suppone implicata nella vicenda, scoprendo che questa è ricattata da Frank Booth (Dennis Hopper), trafficante di droga psicopatico e violento che le ha rapito il figlio, e intrecciando con lei una relazione malsana e sadomasochistica. Al quarto lungometraggio, dopo la delusione creativa e produttiva di "Dune", David Lynch affronta per la prima volta in maniera esplicita e compiuta molti dei temi che caratterizzeranno la sua filmografia: l'inquietudine che si cela sotto l'apparente quotidianità della vita di provincia, il mistero e la seduzione che si sposano con la violenza e l'assurdo, i crimini e le perversioni che convivono fianco a fianco con gli aspetti più rispettabili e normali di una comunità (particolarmente evidente qui il contrasto fra Sandy, ragazza ordinaria e acqua e sapone, e la problematica e seducente Dorothy). Ampio spazio è dedicato anche a simboli, oggetti e temi come i tessuti (il velluto blu del titolo, dalla veste da camera di Dorothy ma soprattutto dalla canzone "Blue velvet" di Tony Bennett – resa celebre dalla cover di Bobby Vinton – che lei intona in un locale notturno; le tende rosse in casa sua), gli insetti (le formiche sull'orecchio umano, i parassiti che brulicano sotto ogni superficie), i sogni, la fuga dalla realtà: tutte cose che torneranno a più riprese nel cinema del regista. "È uno strano mondo", commentano Jeffrey e Sandy, un mondo oscuro e corrotto di cui spesso non si ha cognizione, ma che una volta conosciuto può attrarre in maniera distruttiva, come il fuoco attrae le falene. Da segnalare anche i sottotesti psicologici ed edipici (Jeffrey "figlio" metaforico di una "coppia" problematica composta da Frank e Dorothy). La musica di Angelo Badalamenti (alla prima di molte collaborazioni con Lynch), ispirata a Shostakovich, la fotografia iperreale e colorata di Frederick Elmes, i set che evocano gli anni cinquanta (come a quegli anni risalgono i film noir e polizieschi che la madre e la zia di Jeffrey guardano di continuo, un genere caratterizzato proprio da figure archetipiche come la femme fatale) contribuiscono a creare un'atmosfera avvolgente e ineludibile, anch'essa marchio di fabbrica del regista, simile al mood fornito dalla canzone di Bobby Vinton. MacLachlan, già in "Dune", tornerà naturalmente in "Twin Peaks", la serie televisiva per la quale Lynch sembra qui fare le prove generali. Anche la Dern diventerà una sua habitué. Eccezionali e indimenticabili, naturalmente, Dennis Hopper e Isabella Rossellini. Per il ruolo di Frank, caratterizzato anche per l'uso del respiratore, il regista aveva inizialmente pensato a Willem Dafoe. Nel cast anche Dean Stockwell (il gangster omosessuale Ben Soave) e Brad Dourif (uno degli uomini di Frank).
4 commenti:
Forse il mio preferito di Lynch, ma è difficile scegliere. Comunque suggestivo come pochi film nella storia del cinema.
Secondo me in seguito Lynch farà cose anche più complete e mature (come "Mulholland Drive"), ma già questo è ricco di fascino e di suggestioni, sia a livello formale sia di contenuti.
Lo riguardo sempre con piacere quando lo passano in TV.
Sì, anche a guardarlo più volte fa sempre un notevole effetto.
Posta un commento