13 aprile 2020

Christophe Colomb (V. Lorant-Heilbronn, 1904)

Cristoforo Colombo (Christophe Colomb)
di Vincent Lorant-Heilbronn – Francia 1904
con Vincent Denizot
*1/2

Visto su YouTube.

Vincent Lorant-Heilbronn era un pittore e illustratore francese, autore a inizio secolo di diversi affreschi e manifesti pubblicitari. Per qualche anno si dedicò anche alla nascente industria cinematografica, lavorando come scenografo per la Pathé e dirigendo (dal 1904 al 1906) alcuni drammi storici come questo “Cristoforo Colombo”, che racconta le varie tappe della vita del navigatore. Si comincia in media res, ovvero in pieno mare, con una rivolta a bordo delle caravelle (ma forse nella copia giunta fino a noi – e restaurata – manca l'inizio, visto che questo primo quadro dura pochissimi secondi). Assistiamo poi allo sbarco di Colombo nelle Americhe, agli indigeni che lo accolgono con una danza, al ritorno in Spagna dove viene ricevuto trionfalmente dal re e dalla regina (davanti ai quali conduce alcuni “selvaggi”), alla sua caduta in disgrazia per via delle accuse del clero, e alla sua prigionia. Pur sfarzoso per scenografie e costumi (l'iconografia è quella classica), e sicuramente interessante in prospettiva storica (anche per documentare il punto di vista europeo con cui si guardava all'epoca alla conquista dell'America), il film appare oggi ben poco cinematografico: si tratta di una successione di tableaux vivants con i personaggi immersi in una ricostruzione ambientale, senza alcuna continuità drammatica fra l'una e l'altra scena (tutte riprese con macchina fissa) e senza nessuna delle interessanti soluzioni di montaggio o dei rudimenti del linguaggio cinematografico che già si potevano trovare nelle coeve opere britanniche, americane o di altri registi francesi. Da notare giusto l'uso del mascherino ellittico per mostrare in sovrimpressione i “ricordi” di Colombo (il momento in cui era stato accolto trionfalmente a corte) mentre si trova in prigione, e la conclusione enfatica con l'“apoteosi” (una sfilata di bandiere degli stati americani moderni, e una folla festante composta da donne e bambine di diverse etnie che inneggiano alla sua gloria): la prima trovata era stata già usata, sempre alla Pathé, da Ferdinand Zecca nel suo “Histoire d'un crime” del 1901; la seconda caratterizzerà per esempio il finale de “La presa di Roma”, il primo film italiano a soggetto, del 1905.

0 commenti: