L'autunno della famiglia Kohayagawa (Y. Ozu, 1961)
L'autunno della famiglia Kohayagawa (Kohayagawa-ke no aki)
di Yasujiro Ozu – Giappone 1961
con Ganjiro Nakamura, Setsuko Hara
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Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.
La famiglia Kohayagawa gestisce una piccola distilleria di sakè a Kyoto, che versa in difficoltà economiche perché il patriarca Manbei (Ganjiro Nakamura) rifiuta la fusione con un'azienda più grande. Ma quello professionale è solo uno dei tanti grattacapi famigliari. Delle tre figlie di Manbei, solo la seconda, Fumiko (Michiyo Aratama), è felicemente sposata con Hisao (Keiju Kobayashi). La maggiore, Akiko (Setsuko Hara), vedova con figlioletto che abita a Osaka dove lavora in una galleria d'arte, rifiuta la proposta di risposarsi che lo zio acquisito (Daisuke Kato) gli avanza per conto di un amico (Hisaya Morishige); e anche la minore, Noriko (Yoko Tsukasa), non sembra intenzionata ad accettare un matrimonio combinato, essendo innamorata di un collega (Akira Takarada) che si è trasferito a Sapporo. In mezzo a tutto questo, il padre Manbei ha ripreso a frequentare la sua amante di un tempo (Chieko Naniwa), con tanto di (im)probabile figlia illegittima, la "moderna" e viziata Yuriko (Reiko Dan). Ma quando Manbei ha un attacco di cuore, l'intera famiglia si riunisce al suo capezzale... Il penultimo lavoro di Ozu è forse uno dei meno noti della sua filmografia (almeno di quelli a colori). Pur affrontando molti dei suoi soliti temi (la disgregazione della famiglia, il conflitto fra dovere e piacere, quello fra tradizione e modernità), con echi di titoli precedenti come "Inizio d'estate", "Tardo autunno" ed "Erbe fluttuanti", sembra soffrire per una trama complessa che, almeno all'apparenza, si sfilaccia in tanti rivoli paralleli, senza focalizzarsi su nessuno di loro. Le sottotrame relative ai matrimoni combinati di Akiko e Noriko, che all'inizio sembrano quelle portanti, si fanno infatti più marginali man mano che emerge la figura del padre, eccentrico e instancabile, che pur essendo in pensione (non gestisce più di persona la distilleria di famiglia) è ancora un punto di riferimento per tutti. Presente in ogni momento della vita dei parenti, al tempo stesso Manbei escogita ogni trucco per "fuggire" a trovare la sua (ex) amante (seminando l'impiegato Rokutaro che lo pedina, o scatenando la riprovazione di Fumiko), e passa da momenti di malattia ad altri di salute, catalizzando su di sé le attenzioni altrui. La sua dipartita nel finale chiude in fondo un'era, nel bene e nel male (la famiglia potrà ora mettere una pietra sopra a un'attività storica ma poco redditizia, Akiko e Noriko potranno seguire il proprio cuore anziché gli obblighi famigliari). Bellissimo, in ogni caso, il finale dedicato al funerale, con tutti i parenti che guardano commossi il fumo uscire dalla ciminiera del crematorio, per poi attraversare a piedi il ponte sul fiume (le ultime inquadrature sono invece simbolicamente riservate ai corvi sul greto del fiume e sulle tombe): una vera e propria meditazione sulla morte, che ne coglie tutti gli aspetti (il rimpianto, la consapevolezza, la spinta ad andare avanti). E sulla regia, nulla da aggiungere a quanto già detto nelle precedenti recensioni dei film del regista: tutto è misurato e perfetto, nella staticità, nelle inquadrature, nei raccordi, nelle ellissi. Nel grande cast corale, piccole particine per tanti habitué di Ozu: Haruko Sugimura è la sorella di Nagoya, Chishu Ryu il contadino presso il fiume. Compaiono brevemente anche due attori occidentali (!), che interpretano i "fidanzati" americani di Yuriko. Anziché dalla Shochiku, la sua solita casa di produzione, il film fu realizzato dalla Takarazuka, affiliata della Toho, come risarcimento per aver prestato a Ozu alcuni attori per il precedente "Tardo autunno", e dunque – a parte il consueto co-sceneggiatore Kogo Noda – senza i suoi soliti collaboratori (la fotografia è del "kurosawiano" Asakazu Nakai, il montaggio di Koichi Iwashita). La storia si svolge nel giro di pochi giorni alla fine dell'estate (il titolo con cui la pellicola è nota in inglese, infatti, è "The end of summer").
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