28 aprile 2020

Moby Dick (John Huston, 1956)

Moby Dick, la balena bianca (Moby Dick)
di John Huston – USA 1956
con Gregory Peck, Richard Basehart
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Rivisto in TV.

Comandata dal capitano Achab (Peck), ossessionato dall'odio e dal desiderio di vendetta, la baleniera Pequod viaggia per i sette mari alla ricerca di Moby Dick, la leggendaria balena bianca che anni prima aveva tranciato al capitano la gamba sinistra. La sua storia è narrata in prima persona da uno dei marinai, Ismaele (Basehart), che sarà anche l'unico sopravvissuto dell'impresa. Non la prima versione cinematografica del capolavoro di Herman Melville (c'erano già stati un film muto nel 1926, "Il mostro del mare", e uno sonoro nel 1930, "Moby Dick", entrambi con John Barrymore nel ruolo del capitano) ma senza dubbio la più celebre, anche per via dei grandi nomi coinvolti. La sceneggiatura è firmata da Ray Bradbury, la regia da un John Huston che progettava il film da dieci anni (e inizialmente pensava di affidare la parte di Achab a suo padre, Walter Huston: ma questi morì nel 1950) e che impiegò tre anni per realizzare la pellicola, girandola in esterni in Irlanda, in Galles, in Portogallo e alle Canarie (ma in alcune scene è evidente la retroproiezione) e con ampio uso di modellini di balene. Fu però un flop di pubblico e di critica: in effetti non riesce a restituire la complessità, la potenza e i significati di quello che è probabilmente il più grande romanzo della letteratura statunitense, conservandone solo gli aspetti più superficiali della trama. E nonostante il talento dei suoi realizzatori (e le ampie risorse spese), non aggiunge né fa nulla meglio del libro, di cui risulta alla fine una sorta di Bignami. Di tutta la simbologia della balena (il mitico leviatano come metafora della morte o del destino dell'uomo, il mostro "interiore" che si manifesta come forza esterna, feroce ma indifferente) e di ciò che si porta appresso (il misticismo del colore bianco, l'ossessione di Achab che diventa una lotta personale contro Dio e la natura, e dunque contro sé stesso) resta ben poco nelle scene di caccia e di avventura, nonostante le dichiarazioni dello stesso Huston ("Achab è l’uomo che odia Dio e che vede nella balena bianca la maschera della perfidia del creatore"). Fra le cose da salvare c'è senza dubbio Gregory Peck, in uno dei ruoli più celebri della sua carriera, caratterizzato dalla cicatrice che gli procura un ciuffo bianco su barba e capelli. Nel resto del cast (dove Leo Genn è il primo ufficiale Starbuck, Harry Andrews il secondo Stubb e Friedrich von Ledebur il ramponiere polinesiano Queequeg) sono da segnalare Royal Dano nel ruolo del "profeta" pazzo Elia, Joan Plowright in quello della moglie di Starbuck (nella scena in chiesa) e soprattutto Orson Welles nei panni di Padre Mapple, il parroco del villaggio di pescatori. La sua scena, nella quale predica (su Giona) da un pulpito a forma di prua di una nave su cui sale con una scaletta di corda, è però del tutto superflua nel contesto della pellicola. Da notare che l'anno precedente all'uscita del film (1955) Welles aveva scritto un testo teatrale su un gruppo di attori intenti a recitare Melville ("Moby Dick — Rehearsed"). Pur avendolo scelto personalmente, Huston entrò in conflitto con Ray Bradbury (che molti anni più tardi, nel 1992, raccontò i retroscena della lavorazione del film nel romanzo "Green Shadows, White Whale") e finì per modificarne il lavoro, facendosi poi accreditare come co-sceneggiatore.

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