The voices (Marjane Satrapi, 2014)
The voices (id.)
di Marjane Satrapi – USA/Germania 2014
con Ryan Reynolds, Anna Kendrick
**1/2
Visto in TV.
Lo schizofrenico Jerry (un ottimo Ryan Reynolds), quando non assume i farmaci che la sua psicoterapeuta (Jacki Weaver) gli prescrive, "sente le voci", che la sua mente malata gli fa percepire come provenienti dai suoi animali domestici, il cane Bosco e il gatto Mr. Whiskers. Questi rappresentano rispettivamente la sua coscienza buona (che lo invita a contenere i propri istinti) e quella cattiva (che lo incita a vivere secondo la "legge della giungla"). Invaghito della bella Fiona (Gemma Arterton), adetta alla contabilità presso la fabbrica di vasche da bagno dove lavora, la uccide senza volerlo: e con la testa della ragazza, anch'essa "parlante", rinchiusa nel suo frigo, finirà per trasformarsi suo malgrado in un serial killer... Il primo lavoro in lingua inglese della (ex?) fumettista Marjane Satrapi (già nota per "Persepolis") è una pellicola decisamente bizzarra, scritta dallo sceneggiatore televisivo Michael R. Perry (alla prima esperienza con il cinema), che parte come una rom-com leggera e dai toni surreali per poi trasformarsi in una black comedy, senza risparmiare momenti di puro horror e da cupo thriller psicologico. Complessivamente, però, la miscela funziona. E per due ragioni: la sceneggiatura, che non si prende mai troppo sul serio, mantenendosi in bilico fra il punto di vista allucinato e deformato del protagonista (la cui immaginazione "colora" il mondo che gli sta intorno) e i drammi familiari che stanno alla base dei suoi problemi mentali; e il buon cast, che comprende anche Anna Kendrick nei panni di Lisa, la collega di Fiona che, innamorata a sua volta di Jerry, riesce brevemente a far breccia nella sua personalità. Co-prodotto dalla Germania, pur essendo ambientato negli Stati Uniti (nella fittizia cittadina di Milton) il film è stato girato a Berlino, con attori tedeschi in ruoli di contorno.
2 commenti:
L'ho visto su Prime qualche tempo fa. Interessante per il modo in cui porta lo spettatore da un clima ironico a uno decisamente disperato e squallido. Da riscoprire, indubbiamente.
È un film abbastanza sorprendente: fra le altre cose, non il genere di film che uno ci si attenderebbe da una regista come la Satrapi.
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