Parla con lei (Pedro Almodóvar, 2002)
Parla con lei (Hable con ella)
di Pedro Almodóvar – Spagna 2002
con Darío Grandinetti, Javier Cámara
***1/2
Rivisto in DVD.
Lo scrittore e giornalista Marco (Darío Grandinetti) si innamora della torera Lydia (Rosario Flores), che però finisce in coma dopo una corrida. Nella clinica in cui è ricoverata, Marco stringe amicizia con l'infermiere Benigno (Javier Cámara), che accudisce amorevolmente la giovane ballerina Alicia (Leonor Watling), anch'essa in stato vegetativo, e che gli insegna come prendersi cura di una donna in coma (prima regola: "Parla con lei"). Colmo di riferimenti e rimandi artistici (gli spettacoli di danza di Pina Bausch: è a uno di questi, "Café Müller", che Benigno e Marco, seduti a fianco, si incontrano per la prima volta, con il primo che rimane colpito dalla risposta emotiva del secondo; il cameo di Caetano Veloso che canta una versione particolarmente struggente di "Cucurrucucú paloma"; il cinema muto, grande passione di Alicia, che Almodóvar omaggia nella sequenza surreale in cui un uomo miniaturizzato va all'esplorazione del corpo gigantesco della sua amata (Paz Vega), forse ispirata a "Storie di ordinaria follia" di Charles Bukowski), è uno dei film più stimolanti del regista spagnolo, che nonostante i temi scabrosi si rivela anche commovente e delicato nel portare sullo schermo molteplici storie d'amore. Un amore spesso a senso unico (Marco ama Lydia, che però pensa solo al proprio ex; Benigno ama Alicia, che essendo in coma non può certo ricambiarlo) ma non per questo meno sincero e sofferto, che si manifesta in forma sia astratta che concreta, con tanto di invasione (anche non autorizzata) della sfera più intima di una persona, fino a perdersi in essa (lo spezzone del film muto, ancora una volta, ne è una perfetta rappresentazione). E che investe sia il lato mentale/intellettuale che quello fisico e corporeo (i corpi, specialmente quelli femminili, guidano tutta la storia: non a caso sia Lydia che Alicia sono legate ad attività che richiedono proprio un uso forte e consapevole del proprio corpo, la corrida e la danza classica). La sceneggiatura, che vinse l'Oscar, è strutturata con flashback e inserti che aiutano a vivacizzare la storia, ricostruendo il passato dei personaggi e in particolare di Benigno, raccontando l'origine della sua ossessione per Alicia. Proprio Benigno, nel suo misto di fragilità e ingenuità, di innocenza e "saggezza", resta un personaggio indimenticabile: le scene in cui parla delle proprie inclinazioni (omo)sessuali o dei crimini pedofili dei preti rimanda forse a esperienze autobiografiche del regista che ispireranno poi il successivo "La mala educación". Geraldine Chaplin è l'insegnante di danza di Alicia. La sequenza con Veloso è stata girata nella villa privata dello stesso Almodóvar. La colonna sonora, di Alberto Iglesias, comprende anche "Por toda minha vida" di Antônio Carlos Jobim e un brano di Henry Purcell da "The Fairy Queen".
4 commenti:
L'ho visto poco tempo fa per la prima volta e sono stata colta da una marea di sensazioni contrastanti. Solo Almodòvar può rendere poetica la malattia mentale, la "perversione".
Hai ragione, come Almodòvar tratta certi temi "scomodi" non lo fa nessuno. E ti costringe ad osservare le cose da punti di vista inediti e originali. In questo caso, per esempio, un personaggio che fa quello che fa Benigno sarebbe stato rappresentato da qualunque altro regista in chiave negativa, invece Almodòvar ce lo fa (quasi) amare!
Almodòvar rimane per me un grande mistero. Non capisco se mi piace oppure no. Sicuramente ha uno stile inconfondibile e questo è un pregio.
Ha uno stile unico e particolare, ma è anche così ricco di stimoli artistici-culturali (il teatro, il cinema classico) e di ossessioni personali (il sesso, la religione, l'umorismo) da renderlo, almeno a me, sempre molto gradito. Certo, nella sua filmografia non tutto è allo stesso livello e ci sono anche stati alcuni scivoloni, ma nel complesso io lo amo molto!
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