20 aprile 2020

Fa' la cosa giusta (Spike Lee, 1989)

Fa' la cosa giusta (Do the right thing)
di Spike Lee – USA 1989
con Spike Lee, Danny Aiello
***1/2

Rivisto in TV.

In una caldissima giornata d'estate, con la canicola che dà alla testa, un isolato di Brooklyn (il film è stato girato nel quartiere di Bedford-Stuyvesant) ribolle di tensioni razziali. I suoi abitanti sono prevalentemente neri, ma non mancano ispanici, italiani e asiatici: un melting pot che convive più o meno pacificamente e pigramente, anche se la rabbia repressa è sempre pronta a esplodere. E a far scoccare la scintilla può bastare un minimo e insignificante pretesto. Al centro di una vicenda corale c'è la pizzeria gestita dall'italo-americano Sal (Danny Aiello), insieme ai figli Pino (John Turturro) e Vito (Richard Edson), sorta di luogo d'incontro condiviso fra le varie culture, dove Mookie (Spike Lee) lavora come fattorino per consegnare le pizze a domicilio. Mookie vive con la sorella Jade (Joie Lee, sorella di Spike), che lo considera un irresponsabile, e ha avuto un figlio da Tina (Rosie Perez, protagonista delle scene di street dancing che aprono la pellicola), una ragazza portoricana. Nei suoi giri per l'isolato incontra numerosi e variopinti personaggi: il "Sindaco" (Ossie Davis), vecchio ubriacone che è un po' la voce della coscienza del quartiere, non sempre ascoltata dai più giovani (è lui a pronunciare la frase del titolo, rivolta al protagonista); il problematico Buggin Out (Giancarlo Esposito), sempre in cerca di un'occasione per piantare grane in nome dell'"orgoglio nero" (per esempio boicottando la pizzeria di Sal perché sul muro sono appesi solo ritratti di celebrità italo-americane); il colossale Radio Raheem (Bill Nunn), che vaga con un gigantesco stereo da cui spara in continuazione musica ad alto volume ("Fight the Power" dei Public Enemy); Smiley (Roger Guenveur Smith), ragazzo mentalmente disabile che gira vendendo foto di Malcolm X e Martin Luther King; la vecchia Mother Sister (Ruby Dee), che osserva tutto ciò che accade nel quartiere dalla finestra del suo appartamento; e ancora, gruppi di nullafacenti che commentano ogni cosa stando seduti in strada, bande di ragazzi che gironzolano facendo scherzi, gang di portoricani, negozianti coreani, e la voce del DJ del quartiere, Love Daddy (Samuel L. Jackson), che fornisce l'incessante colonna sonora. Ispirato ad alcuni eventi reali (il pestaggio e l'omicidio di un afro-americano da parte della polizia di New York), il film intende mostrare come l'odio, la rabbia e la violenza possano esplodere in ogni momento, se la situazione sottostante ha raggiunto il livello di guardia, coinvolgendo tanto le persone intolleranti e razziste (da un lato e dall'altro: vedi Vito o Buggin Now) quanto quelle comprensive e tutto sommato ben disposte verso le altre etnie (è il caso di Sal o di Mookie). Alla sua uscita, il film suscitò stupide e cieche polemiche negli Stati Uniti, e fu accusato di fomentare la rabbia dei neri, mentre invece si limita a ritrarre (a volte in maniera realistica, a volte ai limiti della parodia) uno stato di cose, ed è quanto mai equilibrato nel mostrare ragioni e soprattutto torti di tutti (riuscitissimo il montaggio di insulti razziali che i personaggi si scambiano fra loro, rivolti ad etnie e minoranze che pure convivono a pochi metri di distanza: tutti sono sullo stesso piano e nessuno pare migliore degli altri) e nel raccontare di come la violenza possa nascere dal minimo casus belli e distruggere anche le poche occasioni di integrazione e di fratellanza. La pellicola si conclude con due citazioni di segno opposto su questo tema, rispettivamente di Martin Luther King e di Malcolm X (per uno la violenza porta a un'insensata spirale distruttiva, per l'altro è inevitabile e giustificata), ritratti insieme nella foto che Smiley gira vendendo e che alla fine viene affissa sulla parete della pizzeria distrutta. La contrapposizione fra amore e odio è resa esplicita dai tirapugni di Radio Raheem, che recano le parole "Love" e "Hate", come i tatuaggi di Robert Mitchum ne "La morte corre sul fiume".

2 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

Secondo me uno dei migliori film di Spike Lee, se non il migliore. In grado di veicolare non sono i messaggi sulla violenza e sul razzismo in maniera diretta e molto semplice, ma di trascinarti in una sorta di esperienza "sinestetica" in cui ti sembra quasi di sudare per il caldo asfissiante in cui si muovono i vari personaggi.
Non so se ti dà fastidio che ogni tanto linko recensioni in cui ho parlato degli stessi film che trovo qui, però questo è quanto ne scrissi io molto tempo fa:

http://inthemoodforcine.altervista.org/fa-la-cosa-giusta/

Christian ha detto...

Anche secondo me rimane uno dei film migliori di Spike Lee, per i motivi che hai giustamente elencato. E dire che la prima volta che l'avevo visto, molti anni fa, non mi aveva colpito così tanto...

Nessun problema con i link, fa pure!