Camille (Boris Lojkine, 2019)
Camille
di Boris Lojkine – Francia 2019
con Nina Meurisse, Fiacre Bindala
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Visto al cinema Colosseo, in originale con sottotitoli
(rassegna di Locarno).
Biopic su Camille Lepage, giovane fotoreporter francese che rimase uccisa nel 2014 nella Repubblica Centrafricana, dove si trovava per documentare con i suoi scatti le violenze della guerra civile e gli scontri fra i ribelli mussulmani (i Séléka) e le milizie cristiane (gli anti-Balaka). Alternando il ritratto simpatetico di una protagonista giovane e idealista alla rappresentazione di una tragedia umanitaria della quale ai paesi occidentali importa davvero poco (a parte forse ai francesi, per via del loro passato coloniale), ma di cui in realtà non approfondisce particolarmente i retroscena, il film colpisce per la cura tecnica con cui ricostruisce sullo schermo scenari ed eventi anche molto recenti (la guerra è tuttora in corso) e per la potenza dell'intepretazione di Nina Meurisse. Ma gli manca quel "quid" che c'era nei reportage di Kapuściński (come "Ancora un giorno", ambientato in Angola, dal quale è stato tratto recentemente un bel film in animazione rotoscope) o persino in pellicole hollywoodiane come "Sotto tiro" con Nick Nolte, dove la situazione contingente non impediva di allargare lo sguardo al di là della tragica realtà. In questo caso siamo invece di fronte a poco più di un documentario, incapace di uscire dai limiti ristretti del suo argomento e che si limita a ribadire concetti generici sull'assurdità della guerra e della violenza.
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