20 dicembre 2018

Roma (Alfonso Cuarón, 2018)

Roma (id.)
di Alfonso Cuarón – Messico 2018
con Yalitza Aparicio, Marina de Tavira
***

Visto in TV, con Giovanni e Daniela.

Il titolo si riferisce alla Colonia Roma, il quartiere residenziale di Città del Messico dove è nato lo stesso Cuarón, e dove vive la famiglia benestante (il dottor Antonio, sua moglie Sofia, i quattro figli, la nonna Teresa e il cane Borras) di cui la protagonista Cleo – una donna di etnia mixteca – è la domestica. Vincitore del Leone d'Oro al Festival di Venezia, più che su una trama complessa il film – che è semi-autobiografico, essendo ispirato a ricordi e personaggi conosciuti dal regista in gioventù – punta sul racconto della quotidianità e sulla ricostruzione di un'atmosfera e di un periodo storico ben preciso (i primi anni settanta). Certo, Cleo vive drammi personali (frequenta Fermín, un ragazzo che la abbandona quando rimane incinta; subirà un aborto), ma è soprattutto testimone silenziosa degli avvenimenti che si svolgono attorno a lei: da quelli legati alla famiglia per cui lavora (Antonio abbandona la casa, lasciando da sola la moglie con i figli) a quelli che sconvolgono l'intero paese (il terremoto, le proteste di strada, con gli scontri fra studenti e gruppi paramilitari). Fra alti e bassi, le due donne (Cleo e Sofia) dovranno così imparare a cavarsela da sole, all'insegna di un'amicizia e di una solidarietà che travalica le differenze di classe. Anche perché, a suo modo, Cleo ha sempre fatto parte della famiglia, occupandosi della casa e dei bambini. Girato splendidamente, con una magnifica e luminosa fotografia digitale in bianco e nero (dello stesso Cuarón) che valorizza i paesaggi e gli ambienti con la sua profondità di campo, e tutta la maestria tecnica alla quale il regista ci ha abituato in passato (bellissimo, per esempio, il piano sequenza nel finale sulla spiaggia, con il salvataggio dei bambini fra le onde da parte di Cleo), rispetto ai precedenti lavori il film è decisamente anti-hollywoodiano e ricorda per molti versi le pellicole del regista filippino Lav Diaz (anche se i tempi, pur lenti, non sono dilatati a quei livelli). È inoltre impreziosito da una grande attenzione per i dettagli, da una curatissima ricostruzione storica, da mille particolari e simboli (uno su tutti: l'automobile di Antonio, così larga da entrare a malapena nell'androne della casa, verrà sostituita da Sofia con un modello più piccolo e maneggevole non appena la donna si sarà fatta una ragione del suo abbandono). Molte comunque le scene memorabili (l'esibizione di arti marziali di Fermín, nudo, con il bastone della doccia; l'allenamento di gruppo guidato dal "professor Zovek", interpretato dal luchador Latin Lover; l'incendio nel bosco durante la notte di Capodanno). E non mancano comunque momenti di grande intensità emotiva, come tutta la sequenza del parto di Cleo in ospedale. La pellicola è dedicata a Liboria "Libo" Rodríguez, la domestica di casa Cuarón sin da quando il regista aveva nove mesi. Yalitza Aparicio, la protagonista, non aveva mai recitato in precedenza. Il regista ha affermato di aver scelto il nome Cleo in ossequio al film di Agnès Varda "Cleo dalle 5 alle 7". Curiosità: quando i bambini vanno al cinema a guardare "Abbandonati nello spazio", Cuarón sembra voler fare riferimento al suo maggior successo precedente, "Gravity".

4 commenti:

Giovanni ha detto...

Mitico Borras!!!
Il personaggio più produttivo...!
G.

Giovanni ha detto...

A parte gli scherzi...

Impressionante la fotografia e le immagini: il bianco e nero le imprime molto di più nella propria memoria, facendolo diventare subito un ricordo.

G.

Christian ha detto...

La scelta del bianco e nero sembra proprio voluta per dare al film una patina da "libro dei ricordi". E chissà se anche la "produttività" di Borras, così esagerata, non sia frutto di un ricordo di Cuarón, deformato dall'infanzia! :)

Christian ha detto...

Aggiornamento Oscar: "Roma" ha vinto la statuetta per il miglior film straniero. Inoltre Cuarón ha ricevuto i premi per la miglior regia e la migliore fotografia. Il film aveva in tutto ben 10 nomination.