2 dicembre 2018

Peccatori in blue-jeans (M. Carné, 1958)

Peccatori in blue-jeans (Les tricheurs)
di Marcel Carné – Francia/Italia 1958
con Jacques Charrier, Pascale Petit
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Visto in TV.

Il ragazzo perbene Bob (Jacques Charrier), studente universitario e figlio di un industriale di provincia, conosce a Parigi Alain (Laurent Terzieff), rivoluzionario esistenzialista e cinico antiborghese, che lo introduce nel suo gruppo di amici che vivono in totale libertà, insofferenti alle leggi della società e alle regole morali dei loro genitori. Ripudiano infatti il lavoro e gli impegni ma anche i legami e complicazioni sentimentali, sognano di fare soldi con poca fatica e passano le giornate fra musica jazz, feste e divertimenti, incuranti del futuro e delle conseguenze. Sono i rappresentanti di una generazione che rinnega le scelte di vita dei loro padri (quelli che hanno combattuto la guerra), non danno valore a nulla e non esitano a infrangere la legge (non dissimili dai protagonisti de "I vinti" di Antonioni o di "Gioventà bruciata"). Fra questi c'è Mic (Pascale Petit), una ragazza della quale Bob si innamora (ricambiato), nonostante entrambi lo neghino davanti agli altri. Naturalmente finirà in tragedia... Grande successo di pubblico, il film venne attaccato dai giovani critici francesi, gli stessi che stavano per dare vita alla Nouvelle Vague, che lo vedevano come un simbolo del cinema del passato. E in effetti gli aspetti di analisi sociale, come la descrizione di certi ambienti giovanili, sembrano un po' superficiali e schematici, ma la tensione drammatica è ben costruita e l'evoluzione del rapporto sentimentale fra i protagonisti (ottimamente caratterizzati, con tutte le loro contraddizioni) coinvolge fino in fondo. E tecnicamente la regia e la fotografia vantano una buona intensità espressionistica (i primi piani alla festa, l'inseguimento notturno sulle strade di campagna nel finale), dimostrando che il regista sapeva farsi valere anche senza il sostegno di Jacques Prévert, col quale aveva realizzato tutti i suoi capolavori nel genere del "realismo poetico" (qui soggetto e sceneggiatura sono dello stesso Carné). Curiosamente, nel gruppo di amici si riconosce un giovane Jean-Paul Belmondo, che due anni più tardi sarà il protagonista proprio del film-manifesto della Nouvelle Vague, "Fino all'ultimo respiro" di Jean-Luc Godard.

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