30 settembre 2015

Venezia e Locarno 2015 - conclusioni

Anche se non ha offerto capolavori o film che si stagliano nettamente sugli altri nel ricordo (anche perché erano assenti nomi di grandi registi, Sokurov a parte), la rassegna appena conclusa è stata abbastanza soddisfacente. Alla fine, la pellicola che ha vinto il Leone d'Oro, il venezuelano "Ti guardo", si è rivelata una delle più interessanti: il premio ci sta, decisamente. Il filo conduttore della maggior parte dei film programmati era la rappresentazione della realtà: tante pellicole raccontavano storie realmente accadute ("The danish girl", "Everest", "Tanna", "Il caso Spotlight", "Marguerite"), molti erano documentari ("Francofonia", "Behemoth", "Janis"), e non sono mancati nemmeno il film-diario ("Heart of a dog") e la satira sociale ("Pecore in erba"). Persino i lavori di fiction hanno scelto spesso temi realisti o toni neorealisti ("Right now, wrong then", "Arianna", "Per amor vostro", "Petting zoo"). Indice di una tendenza consapevole o semplicemente di scarsa immaginazione per imbastire una trama più originale, fantastica o visionaria? In ogni caso, i film belli non sono mancati: su tutti, oltre al Leone d'Oro, i lavori di Giannoli, Zhao Liang, Hong Sang-soo, Sokurov e Dani de la Torre. Fra le delusioni, direi "Everest", "Heart of a dog" e "The danish girl". E a proposito di quest'ultimo, l'altro tema plurifrequentato è stato quello della sessualità, spesso in versione non convenzionale, alternativa o distorta: da "Arianna" ad appunto "The danish girl", da "Petting zoo" a "Il caso Spotlight", fino allo stesso "Ti guardo" (dove però l'omosessualità era un red herring).

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