Everest (Baltasar Kormákur, 2015)
Everest (id.)
di Baltasar Kormákur – GB/USA/Islanda 2015
con Jason Clarke, Josh Brolin, Jake Gyllenhaal
*1/2
Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia).
La storia della tragica spedizione sul Monte Everest del maggio 1996, durante la quale persero la vita ben otto scalatori. Era l'epoca in cui la salita sulla vetta più alta della Terra cominciava a essere "commercializzata", con compagnie turistiche che organizzavano ascensioni anche per alpinisti dilettanti: due di queste, l'Adventure Consultants guidata dal neozelandese Rob Hall (Jason Clarke) e la Mountain Madness, guidata dall'americano Scott Fischer (Jake Gyllenhaal), unirono le forze al Campo Base per tentare la scalata insieme. Ma un'improvvisa bufera di neve, oltre a problemi minori di vario genere, provocarono il disastro. Fra i sopravvissuti, il texano Beck Weathers (Josh Brolin), che fu dato a lungo per disperso prima di ritrovare miracolosamente la via per tornare al campo, e il giornalista Jon Krakauer (Michael Kelly), lo stesso di "Into the wild", che faceva parte della spedizione di Hall e raccontò in seguito gli eventi in un celebre libro, "Aria sottile". Se da un lato il film cerca di mantenersi fedele ai fatti, come narrati da Krakauer e dagli altri sopravvissuti, dall'altro cade in tutti i cliché e le convenzioni dei disaster movie, al punto da risultare fin troppo prevedibile in gran parte dei suoi sviluppi. Non mancano nemmeno le scene melodrammatiche con le mogli di alcuni alpinisti, rimaste a casa, che trepidano per le sorti dei propri mariti o compagni. Ma la potenza della natura e l'asperità dell'alta montagna emergono prepotentemente come le vere protagoniste della vicenda: come dice uno degli scalatori, prima di tentare l'impresa, "non si tratta di una competizione fra esseri umani, ma fra gli uomini e la montagna. Ed è la montagna ad avere sempre l'ultima parola". Nel cast hollywoodiano anche Sam Worthington, John Hawkes, Keira Knightley, Emily Watson e Robin Wright. Il regista, islandese (è quello di "The deep"), ha girato gran parte delle scene nelle Alpi Venoste, in Alto Adige (oltre che in Nepal e in Islanda).
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