22 settembre 2015

Right now, wrong then (Hong Sang-soo, 2015)

Right now, wrong then (Jigeum-eun matgo geuttaeneun teullida)
di Hong Sang-soo – Corea del Sud 2015
con Jeong Jae-yeong, Kim Min-hee
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Visto al cinema Apollo, con Sabrina, in originale con sottotitoli (rassegna di Locarno).

Ham Chun-su, regista affermato e donnaiolo, è giunto nella fredda città di Suwon con un giorno di anticipo per assistere alla proiezione di un suo film in un cineclub locale e partecipare al dibattito che ne seguirà. Mentre cerca di ingannare il tempo incontra una giovane pittrice, Hee-jung, e trascorre la giornata con lei, ma i suoi tentativi di sedurla non andranno a buon fine. Assisteremo poi alla stessa storia una seconda volta, ma con piccoli particolari cambiati: questa volta Chun-su si dimostrerà più sincero e onesto nel suo approccio a Hee-jung, senza tacerle il fatto di essere sposato e senza adulare la sua arte con frasi fatte e preconfezionate, riuscendo così a stringere con la ragazza un legame assai più empatico e duraturo. Hong Sang-soo aveva già frequentato il tema delle sliding doors in diversi lavori precedenti ("Virgin stripped bare by her bachelors", "In another country"), e qui ancora una volta ci mostra due varianti della stessa storia in cui il protagonista, comportandosi in modo leggermente diverso, altera profondamente la propria esperienza e quella di coloro che incrocia durante il breve soggiorno. Un interessante esercizio narrativo, ben sorretto da personaggi la cui costruzione – e decostruzione – psicologica è favorita dal meccanismo della ripetizione (senza contare che, una volta che ci sono già familiari, seguiamo le loro vicende con maggior partecipazione), e da una regia minimalista e quasi paesaggistica (con occasionali zoom e movimenti di macchina ben definiti), sempre attenta al quotidiano e all'ambiente circostante. E alla fine, la neve che cade e che ricopre la città di provincia simboleggia la rinascita e un nuovo inizio, una pagina bianca da cui ripartire lasciandosi alle spalle la solitudine e l'infelicità. Il film, che ha il grande pregio di non lasciare che i concetti teorici alla sua base sovrastino le emozioni e i messaggi che intende veicolare, ha vinto il Pardo d'Oro al Festival di Locarno.

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