27 settembre 2015

Heart of a dog (Laurie Anderson, 2015)

Heart of a dog (id.)
di Laurie Anderson – USA 2015
con Archie, Laurie Anderson
*1/2

Visto al cinema Arcobaleno, con Sabrina, Daniela e Laura, in originale con sottotitoli (rassegna di Venezia).

Un oggetto strano, questo film sperimentale, esistenzialista ed autobiografico realizzato dall'artista d'avanguardia newyorkese, musicista e vedova di Lou Reed. Prendendo come filo conduttore i ricordi del suo passato, in particolare quelli legati alla cagnetta Lolabelle, rat terrier morta pochi anni prima, il film mette insieme – come in una specie di diario intimo e personale – racconti, immagini, suggestioni di vario tipo a proposito degli animali, della vita e della morte. Aneddoti su Lolabelle, sull'11 settembre e sul conseguente cambiamento del mondo, citazioni filosofiche (Wittgenstein, Kierkegaard), ricordi d'infanzia, sogni, insegnamenti buddisti (in particolare dal Libro Tibetano dei Morti) sono esposti in un flusso continuo e ininterrotto dalla voce narrante della stessa Anderson, mentre sullo schermo scorrono fotografie e filmati, composizioni concettuali e ricostruzioni di esperienze d'infanzia o addirittura oniriche. Il rischio "fuffa" è sempre in agguato, e in alcuni punti (quelli in cui si parla della morte e delle sue conseguenze) il film non riesce ad evitarlo. La Anderson si concede a cuore aperto ai suoi spettatori, che possono rimanere un po' perplessi di fronte a certe bizzarrie (far dipingere, scolpire o suonare il pianoforte alla cagnolina, facendole persino tenere dei concerti o incidere un disco!) e a certi temi (il "bardo" tibetano, quella sorta di limbo in cui le anime dei morti restano per 49 giorni dopo il decesso), così come nell'affastellarsi di immagini non sempre originali e un po' troppo new age (il vetro rigato dalle gocce d'acqua, che come uno schermo è posto davanti ai filmati), ma nel complesso riesce a dare una coerenza d'insieme a tali contenuti e a suggestionare con il suo modo di porsi davanti al mondo e all'esistenza, raccontando – più che il suo cane, i suoi amici o la sua famiglia – soprattutto sé stessa. Il titolo proviene ovviamente dal romanzo di Bulgakov, "Cuore di cane".

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