Il mare e l'amore (Kei Kumai, 2002)
Il mare e l'amore (Umi wa miteita)
di Kei Kumai – Giappone 2002
con Nagiko Tono, Misa Shimizu
**1/2
Visto in DVD alla Fogona, con Giovanni e Rachele.
Giappone, diciannovesimo secolo. Quattro ragazze lavorano in una casa di piacere presso il lungomare e sognano di cambiare vita, sperando magari che uno dei loro clienti regolari li aiuti a "riconquistare la purezza perduta". Fra di loro c'è O-Shin, che ha la tendenza a innamorarsi dei propri clienti: dapprima si illude che un giovane samurai decida di sposarla, poi – smaltita la delusione – si affezionerà a un povero contadino che giungerà in suo soccorso quando una tremenda alluvione devasterà ogni cosa. Diviso di fatto in due parti e realizzato da Kumai (il regista di "Morte di un maestro del tè") sulla base di una sceneggiatura che Akira Kurosawa aveva tratto da due racconti di Shugoro Yamamoto (avrebbe dovuto essere l'ultimo film del maestro, che scomparve prima di poterlo dirigere), è un film elegante, lento e calligrafico che non sfugge a una certa sensazione di artificialità, forse addirittura voluta: ha tutti i crismi dell'illustrazione iperrealista e patinata ma gli manca il calore e la vitalità di pellicole come "La strada della vergogna" di Mizoguchi, benché sia assai caratteristica la sensibilità giapponese con cui vengono presentati sentimenti quali l'accettazione, la rassegnazione, l'amore, il sacrificio e i sinceri rapporti di amicizia fra le donne, in particolare quelli fra O-Shin e Kikuno, la prostituta più esperta. Molto curata la ricostruzione estetica e ambientale, così come i costumi e le scenografie (bella, per esempio, la scena nel finale con le due donna sedute sul tetto dell'edificio ad ammirare le stelle, mentre l'acqua le circonda).
4 commenti:
Mi ha incuriosito la tua recensione: non conosco questo regista, ma credo senz'altro meriti attenzione. Certo il tema non può non far pensare all'ultimo lavoro di Mizoguchi , inoltrte la presenza dello spirito di Kurosawa è un altro fattore che spinge alla visione.
Non mi ha completamente catturato, a dire il vero... Ma forse proverò a guardarlo di nuovo.
Per me questo film è stata una piacevolissima sorpresa. Lo trovo molto poetico e permeato di una dolorosa consapevolezza che, nonostante lo sforzo formale di non farsi travolgere dai sentimenti e dagli eventi, alla fine prorompe attraverso lo straripamento del fiume e ...purifica tutto.
A me è sembrato che la "poesia" e la cura formale abbiano un po' troppo il sopravvento sulla storia e sulle emozioni. Ma a volte con i film giapponesi capita così. Come detto, prima o poi voglio rivederlo.
La scena finale è sicuramente una delle più belle.
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