5 marzo 2010

Il diavolo è femmina (G. Cukor, 1935)

Il diavolo è femmina (Sylvia Scarlett)
di George Cukor – USA 1935
con Katharine Hepburn, Cary Grant
***

Rivisto in DVD, con Martin.

Per accompagnare il padre vedovo (Edmund Gwenn), ricercato dalla polizia per appropriazione indebita e in fuga dalla Francia verso l'Inghilterra, la giovane Sylvia Scarlett (Hepburn) si taglia i capelli e si traveste da maschio, facendosi passare per suo "figlio" Sylvester. A Londra i due incontreranno Jimmy Monkley (Grant), un simpatico furfante che vive di imbrogli e di raggiri, e ne diventeranno complici. I loro tentativi di arricchirsi con il furto e le truffe, tuttavia, non andranno a buon fine, e il gruppo si convertirà in una compagnia di saltimbanchi e attori girovaghi che va in giro a esibirsi per le campagne inglesi. Ma l'amore per un ricco pittore dandy, Michael (Brian Aherne), spingerà "Sylvester" ad abbandonare il proprio travestimento da maschio. Tratto da un romanzo di Compton Mackenzie (i cui contenuti vengono compressi e compattati per esigenze cinematografiche), questo insolito film a base di ambiguità sessuali e morali disorientò all'epoca pubblico e critica, che ne decretarono il clamoroso insuccesso: in realtà, nonostante una certa anarchia narrativa e il continuo e improvviso cambio di toni e di setting, è una pellicola moderna che dietro la classica leggerezza da commedia sentimentale alla Cukor (ma stavolta tutt'altro che raffinata o sofisticata) affronta il tema dell'amore da punti di vista inediti e contrastanti. Gli stessi personaggi non sanno bene cosa fare con i propri sentimenti, tendono a confonderli (il pittore, pur affezionato a Sylvia, la deride per la sua eccentricità) e solo nel finale si renderanno veramente conto della loro natura. La sceneggiatura, che forse procede un po' troppo a "strappi", punta dunque molto sull'accurato resoconto psicologico dei primi turbamenti amorosi di una ragazza, e utilizza a questo scopo l'androginia della Hepburn, le sue insicurezze, il continuo passaggio da un comportamento maschile a uno femminile, la sua esitazione sul come rapportarsi con l'uomo che ama. Fu il terzo film di Cukor con la Hepburn, nonché il primo dell'attrice insieme a Grant (prima di capolavori come "Susanna", "Incantesimo" e "Scandalo a Filadelfia"). E la personalità dei due interpreti (forte, volitiva ma anche fragile, la Hepburn; sbruffone, farabutto e con un caratteristico accento Cockney, Grant) domina in maniera evidente quasi ogni scena. Senza senso il titolo italiano.

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