Monsieur Hulot nel caos del traffico (J. Tati, 1971)
Monsieur Hulot nel caos del traffico (Trafic)
di Jacques Tati – Francia 1971
con Jacques Tati, Maria Kimberly
**1/2
Visto in divx, in originale con sottotitoli.
Alla sua ultima apparizione, ritroviamo Hulot nei panni di un progettista di automobili, incaricato di portare il suo ultimo modello (una bizzarra "vettura da camping", ricca di mille gadget e comodità) a un'esposizione internazionale che si tiene ad Amsterdam. Il nostro eroe parte così da Parigi a bordo di un furgone che trasporta la macchina, in compagnia dell'autista e di una graziosa addetta alle pubbliche relazioni che li precede su una sportiva vetturetta gialla. Ma fra guasti, problemi e inconvenienti di ogni tipo (incidenti, soste forzate, riparazioni), arriveranno quando la fiera si è ormai conclusa. Costretto dal flop del precedente e ambiziosissimo "Play time" e dal fallimento della sua casa di produzione a lavorare con un budget decisamente ridotto, Tati prende di mira ancora una volta la società dei consumi e le stravaganze della tecnologia. Ma ormai la sua comicità è un po' stanca, il personaggio sembra aver perso la propria "purezza" (non è più l'unico baluardo contro la frenesia e l'assurdità del mondo moderno, ma ne fa parte a pieno titolo) e le gag – basate su continui tormentoni e sull'osservazione di tic, manie e comportamenti insoliti – si trascinano senza graffiare. A salvare il film rimane il ritmo rilassato e ondivago, la grande cura nella messinscena e la costruzione di un mondo fuori dal tempo, dove l'era moderna (la costante presenza degli astronauti in televisione, l'ambiente cosmopolita dell'esposizione, le autostrade trafficate) convive con scenari d'altri tempi (gli scorci di campagna, il passaggio delle chiatte sul fiume), nonostante l'invadenza del marketing e del consumismo (come l'assurda promozione della stazione di servizio dove vengono regalati finti reperti archeologici). Impagabile il personaggio di Maria Kimberly, graziosa, iperefficiente e "moderna", ma anche distratta e arrogante, che si cambia d'abito in continuazione, che guida in maniera assai disinvolta (gran parte dei problemi nascono perché l'autista del furgone non riesce a tenere il suo ritmo) e che solo nel finale arriva a sciogliersi un po'. Fondamentale come sempre il sonoro: se le gag sono prevalentemente mute, i personaggi parlano (e borbottano) fra loro in numerose lingue (francese, tedesco, inglese, olandese), riuscendo incredibilmente a capirsi.
2 commenti:
S', concordo: i film di Tati sono belli soprattutto perché c'è lui, Tati. Che è una presenza discreta, leggera: un osservatore, e non un comico. Quando si vedono film come questo (anche quando uscivano, non solo oggi) bisogna prendere tempo e pazienza, ma alla fine si è contenti.
Mi piace il rilievo che hai dato alla Kimberly... i personaggi "minori" sono sempre belli nei film di Tati.
I personaggi minori, e l'osservazione dei loro comportamenti, sono fondamentali nei film di Tati! Basti pensare ai parenti e al loro rapporto con la casa in "Mio zio", agli altri pensionanti sulla spiaggia ne "Le vacanze di Monsieur Hulot", alla turista americana o ai camerieri del ristorante in "Playtime"... Purtroppo questo film, anche da questo punto di vista, è un po' debolino e a parte la Kimberly non offre poi molto. Però Tati è sempre un grande, basta la sua presenza per mettere di buon umore.
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