31 marzo 2010

L'estate di Kikujiro (T. Kitano, 1999)

L'estate di Kikujiro (Kikujiro no natsu)
di Takeshi Kitano – Giappone 1999
con Takeshi Kitano, Yusuke Sekiguchi
***1/2

Rivisto in DVD, con Giovanni.

Il piccolo Masao, che dopo la morte del padre vive con la nonna, si ritrova solo e senza amici (partiti tutti per le vacanze) all'inizio dell'estate. Decide così di andare in cerca della madre che lo aveva abbandonato anni prima e della quale ha scoperto per caso il nuovo indirizzo: una cittadina a centinaia di chilometri di distanza da Tokyo. Ad accompagnarlo nel suo viaggio, attraverso scorci di un Giappone di provincia sconosciuto e quasi disabitato, lontano dalle vie più trafficate o dalle zone turistiche, sarà un inaffidabile, strafottente e sbandato (ex?) yakuza, quasi un bullo di periferia poco cresciuto, compagno di un'amica di famiglia. Il suo nome – ma lo scopriremo solo alla fine del film – è quello che figura nel titolo: Kikujiro. Dapprima l'uomo affianca malvolentieri il bambino, avendo ben poche intenzioni di aiutarlo davvero e preferendo spendere alle corse tutto il denaro consegnatogli per il viaggio. Ma poi si prenderà a cuore le sue sorti (forse perché anche lui, come Masao, si sente isolato e incompreso e ha un rapporto forzatamente incompiuto con la propria madre, ricoverata in un istituto). E quando, giunti alla meta, scoprirà che la mamma di Masao si è risposata e ha ormai un'altra famiglia, per tirar su il morale al ragazzino organizzerà un campeggio sul lago coinvolgendo alcuni dei tanti bizzarri personaggi incontrati durante il viaggio: un poeta-filosofo che si sposta per il paese su un furgoncino e una coppia di teneri motociclisti metallari, al più grasso dei quali sottrarrà un pendente, il magico "angelo campanellino", da regalare a Masao come portafortuna. Più che il bambino (nonostante le ali che spuntano dal suo zainetto), gli "angeli" della vicenda sono infatti Kikujiro e gli altri personaggi-clown che gli fanno compagnia durante tutta l'estate.

Nel suo lungometraggio più leggero e accessibile, un piccolo gioiellino di poesia e umorismo nonché uno dei suoi film meno violenti (il che ha sorpreso parecchi critici che evidentemente non avevano visto pellicole precedenti come "Il silenzio sul mare"), Kitano racconta la storia di un'amicizia fra due "esclusi" che da un lato pare in debito verso "Il monello" di Chaplin (a sua volta storia di un'amicizia fra un adulto e un bambino, dove eventi tristi o drammatici venivano raccontati con ironia o spensieratezza) e dall'altra contestualizza quella voglia di giocare e di vivere al di là delle regole della società che era già presente nelle pellicole precedenti (in particolare in "Sonatine", da dove tornano i giochi infantili e fantasiosi sulla spiaggia, benché qui abbiano una valenza meno filosofica e più immediata). Il film è diviso in capitoletti, introdotti da disegni o da fotografie animate, come se si trattasse delle sezioni di un diario delle vacanze tenuto da Masao. Il mood è pertanto svagato e leggero, quasi fiabesco (un altro possibile riferimento è "Il mago di Oz"), e non mancano inserti onirici (i sogni e gli incubi del bambino, il balletto dei demoni al festival notturno) e stralunati (gli effetti digitali). Joe Hisaishi contribuisce all'ottimo risultato finale con una delle sue colonne sonore più riuscite, un vero capolavoro melodico, con un tema principale semplice ed essenziale, modulato e riproposto in mille varianti, che si imprime indelebilmente nella mente dello spettatore ed è impossibile da non fischiettare una volta terminata la visione. In Italia, quando il film uscì al cinema, venne tagliata la scena dell'incontro con il pedofilo (che pure è assai importante per la comprensione della trama: soltanto dopo quell'episodio, infatti, Kikujiro si decide ad accompagnare Masao nel suo viaggio; inoltre il personaggio dell'"uomo cattivo" ritorna in seguito in uno degli incubi del bambino), reintegrata per fortuna nel DVD. Una curiosità: nella realtà Kikujiro è il nome del padre di Kitano.

10 commenti:

Martin ha detto...

Ne abbiamo parlato così tanto che ero convinto lo avessi già recensito!
Comunque lo sai che questo è uno dei miei preferiti, un film perfettamente inserito nella poetica di Kitano e in realtà ben più duro e drammatico di quanto l'atmosfera leggera sembra suggerire.

Christian ha detto...

Certo, in Kitano la leggerezza convive sempre con elementi più drammatici o malinconici, così come la poesia spunta fuori, a volte in modo inaspettato, in mezzo alla violenza. E proprio per questo che mi/ci piace!

Questo film, uscendo subito dopo "Hana-bi" e sembrando meno ambizioso, venne un po' sottovalutato all'epoca. Oggi, invece, è facile considerarlo uno dei suoi lavori migliori.

Marisa ha detto...

Sul tema di un'amicizia, all'inizio casuale e un pò forzata, tra un adulto e un bambino non si può non ricordare il magnifico "Alice nelle città" di Wim Wenders. Anche qui, dopo le evidenti resistenze iniziali, accompagnare il bambino o la bambina diventa sempre più un percorso interiore e l'identificazione con la propria parte infantile da ritrovare e "riaccompagnare" diventa il vero tema del film; senza pedagogismi, ma con la grazia e la sensibilità dei grandi artisti. Il nome del padre non è quindi casuale. Che Kitano, in questo delizioso film, si sia fatto finalmente da padre, sanando vecchie ferite?

Christian ha detto...

Non avevo pensato al film di Wenders, ma effettivamente hai ragione (un altro film che viene spesso citato, anche se io non l'ho visto, è "Paper moon" di Bogdanovich). Così come è evidente che la scelta di Kitano di usare in questa occasione il nome di suo padre non è casuale.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Un film davvero grazioso. Di solito quando uso aggettivi come carino, grazioso, lo faccio per non dire che è una mezza cagata, per essere gentile, come dire. Ma non è questo il caso. L'ho visto al cinema quando fu e non ho avuto più modo di rivederlo da allora ma ne ho tutt'ora un ricordo piacevole. La tua bella recensione mi spinge a rivederlo. È giunto il momento.

Massimo Volpe ha detto...

E' il trionfo della solidarietà tra sconfitti ed emarginati, quasi un mettere in gioco se stessi in favore dell'altro: il film sposa divinamente tragicità e tenerezza laddove Kikujiro si trasforma in guitto per alleviare la delusione di Masao, trasformando un film on the road in una commedia buffa. Ma il profondo senso di solitudine che prorompe da questa storia non è certo inferiore a quello degli yakuza dei film precedenti.

Missile

marco c. ha detto...

anch'io pensavo fosse un'opera minore. proverò a recuperarlo. buona pasqua

MonsierVerdoux ha detto...

quanto mi piace questo film! uno dei film più atipici di kitano, ma anche uno dei più spensierati e dolci; ulteriore dimostrazione della poliedricità di un cineasta straordinario.

Christian ha detto...

A tutti: Scusate se non ho risposto, ma come avrete forse immaginato sono stato via per Pasqua. Questo film sembra davvero mettere d'accordo tutti: e anche a rivederlo è sempre bello!

AlDirektor ha detto...

A parer mio: bellissimo film. Siamo tutti d'accordo nel constatare che è uno dei film meno violenti di Kitano (ma non li ho visti ancora tutti). Ma io non gli appioppo l'aggettivo capolavoro, anche perchè ho ben presenti nella mente "Hana-Bi" e "Dolls". In ogni caso, è sempre un ottimo film. Dolcissimo più del solito.