15 giugno 2007

Lo scafandro e la farfalla (J. Schnabel, 2007)

Lo scafandro e la farfalla (Le scaphandre et le papillon)
di Julian Schnabel – Francia/USA 2007
con Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner
**1/2

Visto al cinema Colosseo, in v. orig. sottotitolata.
(rassegna di Cannes)

Nel 1995, a 43 anni, Jean-Dominique Bauby, affermato giornalista di Elle, venne colpito da un ictus che gli provocò la rara "locked-in syndrome": le sue capacità intellettive restarono intatte, ma il suo corpo rimase completamente paralizzato dalla testa ai piedi, con la sola eccezione dell'occhio sinistro. L'unico modo che gli rimase per comunicare con l'esterno era quello di sbattere la palpebra, una volta per dire "sì" e due volte per dire "no". Con l'aiuto di un'ortofonista dell'ospedale, sviluppò un complesso modo per comunicare (l'infermiera gli leggeva lentamente l'alfabeto, partendo dalle lettere di uso più frequente, e lui sbatteva la palpebra al momento opportuno). In questo modo riuscì a "dettare" lettera per lettera un intero libro per raccontare le sue sensazioni e la sua esperienza, componendolo e correggendolo prima interamente nella propria mente (un po' come faceva il protagonista de "Il miracolo segreto" di Borges). E proprio da quel libro è tratto questo film, che cerca di raccontare la vita di un uomo quasi completamente isolato dal mondo esterno. Ovviamente il regista privilegia il punto di vista soggettivo, con abbondanti inquadrature viste dall'occhio di Bauby e i suoi pensieri come voce fuori campo. Ma l'intero film realizzato così sarebbe stato forse insostenibile (anche se decisamente più interessante), e dunque ecco alcuni flashback, immagini e sequenze viste "dall'esterno" del suo corpo. La metafora dello scafandro è dovuta all'ambientazione marina, visto che il protagonista è ricoverato nell'ospedale marittimo di Calais. Lo stesso Bauby viene definito un "naufrago della solitudine". E per sottolineare il concetto, ci sono le note de "La mer" nei titoli di testa e di coda. Devo però ammettere che un film come "Mare dentro" (affine per titolo e argomento, anche se il tema dell'eutanasia, lì in primo piano, qui viene appena sfiorato*) mi aveva emozionato di più. E che scene come quella del confronto telefonico fra l'ex compagna di Bauby (la Seigner) e quella nuova mi sono sembrate un po' stucchevoli.

*Il fatto che Bauby morì pochi giorni dopo la pubblicazione del libro viene riportato nei titoli di coda, ma le cause della morte non sono mai state rese note.

2 commenti:

domenico ha detto...

o mio dio, stai postando ad un ritmo devastante
questo mi interessa particolarmente
non mi sembri così entusiasta come speravo
ma ne riparleremo dopo che l'avrò visto, se mai riuscirò a vederlo
(mare dentro comunque è sempre mare dentro eh?)

Christian ha detto...

Non è male, però in effetti non mi ha entusiasmato: non è un film che rivedrei o di cui comprerei il DVD, per esempio.