Police story (Jackie Chan, 1985)
Police story (Ging chaat goo si)
di Jackie Chan – Hong Kong 1985
con Jackie Chan, Brigitte Lin
***1/2
Rivisto in DVD.
Il poliziotto hongkonghese Chan Ka-Kui (ribattezzato Kevin nella versione internazionale) deve proteggere fino al processo una testimone riluttante (Brigitte Lin), indispensabile per sgominare la banda di un ricco trafficante di droga (Chor Yuen) che però riuscirà a farla franca. Accusato ingiustamente di essere responsabile della morte di un collega, e abbandonato dai propri superiori, sarà tentato di farsi giustizia da solo. Uno dei titoli più belli e importanti della ricchissima filmografia di Jackie Chan (che come nel precedente "Project A", oltre a recitare, collabora alla sceneggiatura (con Edward Tang), cura la regia e canta persino la canzone dei titoli di coda). Rimasto deluso da come l'americano James Glickenhaus lo aveva appena diretto in "Protector" (uno dei tanti tentativi falliti di "sfondare" in Occidente), Jackie volle mostrare a tutti qual era la sua idea di un poliziesco d'azione: il risultato fu un film assai influente e dall'enorme successo di pubblico, capostipite di un intero filone che lo lancerà in versione "moderna", aggiornando il suo kung fu comico a un'ambientazione urbana e dando vita a un personaggio – il poliziotto bonaccione ma coraggioso – che l'attore riprenderà in numerosi altri lungometraggi (lo stesso "Police story" avrà diversi seguiti). Al di là della trama, Jackie appare come uno spericolato funambolo che gioca e si diverte nel cacciarsi (e districarsi) in situazioni acrobatiche e pericolose. Non solo combattimenti e arti marziali, dunque, ma anche salti, capitomboli e inseguimenti mozzafiato. In effetti è proprio in questo periodo che l'intera industria cinematografica di Hong Kong si affranca definitivamente dagli stilemi del vecchio gongfupian di ambientazione storica, trasferendo i classici temi della vendetta, della giustizia e della fratellanza in un setting contemporaneo ("A better tomorrow" di John Woo, per esempio, è del 1986: c'è però da dire che già Bruce Lee aveva recitato in pellicole di ambientazione moderna). Lo stesso Jackie ha affermato a più riprese di considerare "Police story" il suo titolo migliore in termini di pura azione. Ciò nonostante, il film è incredibilmente rimasto inedito in Italia per molti anni, fino a quando è finalmente uscito in DVD.
Moltissime le sequenze indimenticabili e di forte impatto, a seconda dei casi frenetiche (la catastrofica distruzione della baraccopoli lungo la collina, l'inseguimento all'autobus con l'aiuto di... un ombrello), comiche (la falsa aggressione alla testimone, la deposizione al processo, la scena in cui Kevin si giostra con innumerevoli telefoni) o spettacolari (il salto dalla cima del palazzo nella piscina, e naturalmente la discesa lungo la pertica elettrificata). A causa dell'enorme quantità di vetri infranti durante il combattimento finale nel grande magazzino, gli stuntmen e la troupe intera ribattezzarono la pellicola "Glass story". Il film è rimasto celebre anche per i molti "infortuni" occorsi agli attori: nella scena in cui Jackie ferma l'autobus, per esempio, i cattivi proiettati fuori dai finestrini avrebbero dovuto attutire la caduta finendo sul tetto dell'automobile; invece il veicolo ha frenato troppo presto e i malcapitati stuntmen sono caduti sull'asfalto. Lo stesso Jackie è stato ricoverato in ospedale dopo alcune scene troppo "realistiche", con le mani ustionate (in seguito alla discesa lungo il palo elettrificato) e qualche vertebra quasi rotta... ma in fondo è anche questo il bello dei suoi film: siamo sempre sicuri che tutto ciò che vediamo sullo schermo è stato fatto davvero, senza controfigure o effetti speciali. Oltre alle sequenze d'azione e agli elaborati e pericolosissimi stunt, però, Jackie si concede come detto (e come suo solito) alcuni irresistibili momenti slapstick che rendono omaggio ai grandi comici del muto (ci sono persino le torte in faccia!), lasciando che il tono del film ondeggi continuamente fra il thriller poliziesco e la commedia degli equivoci. E in assenza dei fidi compagni Sammo Hung e Yuen Biao, e anche senza un vero e proprio cattivo da affrontare nel finale, al protagonista fanno da contraltare soprattutto i due personaggi femminili: Brigitte Lin si rivela un'ottima spalla, mentre resta indelebile nella memoria (anche per le divertenti scene con il motorino!) la performance di una giovanissima e quasi esordiente Maggie Cheung nei panni della fidanzatina May, timida e gelosa.
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