18 giugno 2021

Secondo la legge (Lev Kuleshov, 1926)

Secondo la legge, aka Dura lex (Po zakonu)
di Lev Kuleshov – URSS 1926
con Alexandra Khokhlova, Vladimir Fogel
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Visto su YouTube, con sottotitoli inglesi.

Siamo nel Grande Nord, all'epoca della corsa all'oro. Dopo aver trovato un prezioso giacimento presso le rive del fiume Yukon, l'irlandese Dennin (Vladimir Fogel), colto da un improvviso raptus di follia, uccide due dei suoi compagni, prima di essere immobilizzato dagli altri membri del gruppo, i coniugi Hans ed Edith Nelson (Sergei Komarov e Alexandra Khokhlova), che lo legano e lo tengono prigioniero nella loro capanna. Qui, isolati dal resto del mondo e in preda alle forze della natura che infuria all'esterno (neve, oscurità, inondazioni), la coppia dovrà decidere cosa fare dell'uomo: farsi giustizia da soli, oppure aspettare che passi l'inverno per consegnarlo alla legge? Dopo la commedia slapstick ("Le straordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi") e l'action movie di fantascienza/spionaggio ("Il raggio della morte"), Kuleshov continua a ispirarsi al cinema americano e realizza una sorta di western, per quanto atipico e dall'ambientazione ristretta (praticamente tutta la vicenda si svolge fra quattro mura e con soli tre attori, quasi un antesignano del "cinema da camera" alla Roman Polanski). Tratto da un breve racconto di Jack London ("L'imprevisto") e sceneggiato dal critico Viktor Shklovsky, si tratta forse del suo film migliore per via della compattezza della vicenda narrata, dello studio psicologico dei personaggi, della forte espressività degli attori, del setting che porta sullo schermo in maniera impressionante il rapporto fra gli uomini e la natura. Inoltre, a differenza dei lavori precedenti, è assente l'uso eccessivo o forzato della propaganda politica, né sono presenti schematismi o inutili aggiunte a una vicenda che pur scarna e minimalista riesce ad affrontare temi complessi e stratificati (la giustizia, l'etica, la religione, l'avidità, la follia, la vendetta). Notevole in particolare la tensione sempre presente durante la difficile convivenza fra i due coniugi e il criminale nello spazio ridotto della capanna circondata dal fiume in piena (il film fu girato sulle sponde della Moscova). Da sottolineare il finale modificato rispetto al racconto originario di London, con Dennin che sopravvive all'impiccagione dopo il "processo" cui Hans ed Edith lo sottopongono "secondo la legge inglese" (davanti a un ritratto della regina Vittoria). Alexandra Khokhlova era la moglie del regista.

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