13 giugno 2021

Cantando sotto la pioggia (Donen, Kelly, 1952)

Cantando sotto la pioggia (Singin' in the rain)
di Stanley Donen, Gene Kelly – USA 1952
con Gene Kelly, Debbie Reynolds
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Visto in TV (Now Tv).

Siamo nel 1927: mentre Hollywood si appresta alla grande rivoluzione del cinema sonoro, il divo del muto Don Lockwood (Gene Kelly) – che dagli umili inizi come controfigura è diventato una star scavezzacollo alla Errol Flynn – si innamora della ballerina Kathy Selden (Debbie Reynolds): e sarà proprio la ragazza a salvare la sua carriera, doppiando con la propria voce incantevole quella gracchiante e sgradevole di Lina Lamont (Jean Hagen), la sua partner sullo schermo. Capolavoro della commedia musicale, romantico, leggero, appassionante ed energetico, costruito a partire da un gruppo di canzoni pre-esistenti scritte da Arthur Freed e musicate da Nacio Herb Brown per vari musical della MGM del periodo 1929-39: la celeberrima title song "Singin' in the Rain", per esempio, proviene dall'antologia "Hollywood che canta" del 1929. Altri brani noti sono "All I Do Is Dream of You", "You Were Meant for Me" e "Good Morning". Solo due canzoni furono invece scritte appositamente per il film: si tratta dei pezzi comici "Make 'Em Laugh" (peraltro ispirato a un brano di Cole Porter) e "Moses Supposes". Kelly, oltre a cantare, danza e si esibisce in sequenze reminiscenti delle pellicole di Fred Astaire (si pensi ai numeri di tip tap e soprattutto all'eccezionale "Broadway Melody" con la sua bellissima scenografia artificiale). Ma la trama è arricchita da tutto il contorno metacinematografico, con le riflessioni sulla differenza fra cinema muto e sonoro (molti divi e dive videro in effetti terminare bruscamente la propria carriera perché non adatti alla nuova tecnologia: chi per problemi di dizione o di voce, chi perché di origine straniera e poco ferrati con l'inglese, chi semplicemente per uno stile di recitazione non adeguato), riflessioni che verranno riproposte in seguito in un'altra celebre pellicola, la francese "The artist". Curioso come si suggerisca che, insieme alla nascita del sonoro (con tutti i suoi problemi tecnici, come dimostra l'esilarante proiezione in anteprima del film in costume con Don e Lina), venga inventato subito anche il doppiaggio. Paradossalmente, se nel film Kathy doppia Lina, nella realtà la stessa Jean Hagen presta la voce alla Reynolds in una scena (e Betty Noyes ne interpreta le canzoni).

Fra i momenti più memorabili: la scena in cui Don e Lina, mentre recitano una scena d'amore, si insultano a vicenda; gli equivoci legati al primo incontro fra Don e Kathy (con lei che finge di non conoscerlo e anzi di disprezzare gli attori cinematografici); il corteggiamento fra i due in un teatro di posa, immersi in uno scenario magico e artificiale con tanto di effetti speciali (per creare "l'ambiente adatto"); e ovviamente la sequenza più iconica di tutte, il ballo solitario di Don sotto la pioggia (creata artificialmente e illuminata in controluce per farla risaltare di più), scena che fu girata di giorno (con "effetto notte") e mentre Kelly aveva la febbre a 39. Donald O'Connor è Cosmo Brown, l'entusiasta amico di Don nonché direttore delle musiche del suo film, Millard Mitchell è il produttore, Douglas Fowley è il regista, Cyd Charisse la strepitosa vamp dalle gambe lunghissime, vestita di verde e con acconciatura alla Louise Brooks in una sequenza di "Broadway Melody" così sensuale che la censura costrinse i cineasti a tagliarne un segmento in fase di montaggio. La sceneggiatura è della coppia di commediografi musicali formata da Betty Comden e Adolph Green, mentre Kelly e Donen firmano insieme sia la regia che le coreografie (come già in "Un giorno a New York"). Notevole la fotografia a colori iperrealistica di Harold Rosson. Pur registrando nell'immediato un minore successo critico e di pubblico rispetto alla precedente hit di Kelly, "Un americano a Parigi" (soltanto due nomination agli Oscar, per la Hagen come attrice non protagonista e per l'orchestrazione di Lennie Hayton), la pellicola si conquisterà pian piano un'aura di culto e diventerà un indiscusso caposaldo del genere (c'è chi dice addirittura che si tratta del miglior musical di tutti i tempi), ispirando (in maniera diversa), fra gli altri, "La La Land", "Les demoiselles de Rochefort", il citato "The artist", e naturalmente l'"Arancia meccanica" di Stanley Kubrick (dove la canzone "Singin' in the rain" sarà usata in maniera decisamente disturbante).

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