23 settembre 2022

Thor: Love and Thunder (Taika Waititi, 2022)

Thor: Love and Thunder (id.)
di Taika Waititi – USA 2022
con Chris Hemsworth, Christian Bale
*1/2

Visto in TV (Disney+).

Dopo un periodo trascorso nello spazio, un Thor sempre più magniloquente, stupido e fanfarone (Chris Hemsworth) torna sulla Terra per affrontare Gorr (Christian Bale), il "macellatore di dei", che intende sterminare tutte le divinità dell'universo. Con l'aiuto di Jane Foster (Natalie Portman), la sua ex che ha ottenuto dal redivivo martello Mjolnir la capacità di trasformarsi in una variante di Thor al femminile, nonché della Valchiria (Tessa Thompson) e dell'alieno Korg, il nostro eroe cercherà di impedire al nemico di raggiungere Eternità, entità cosmica in grado di esaudire i desideri. Il quarto lungometraggio dedicato al dio del tuono, il secondo diretto da Taika Waititi dopo "Thor: Ragnarok", è uno dei film del Marvel Cinematic Universe più brutti di sempre. Il finale (leggermente) a sorpresa, e in generale tutto ciò che ruota attorno all'antagonista (che però si vede troppo poco), non bastano a nobilitare una trama semplicistica e retorica, dei dialoghi mediocri, un umorismo la cui qualità va dall'infantile all'imbarazzante (intendiamoci: è sempre lo stesso umorismo goffo e adolescenziale di tutti i film Marvel, ma stavolta appare di livello ancora più basso, vedi per esempio la scena in cui Thor viene denudato da Zeus), personaggi vacui dalla caratterizzazione ondivaga o esilissima, una recitazione scadente, una colonna sonora orribilmente random, la brutta CGI e in generale l'estetica da videogioco. L'atmosfera, per la maggior parte della pellicola, è quella di uno scherzo continuo, una buffonata con occasionali momenti "seri" (la malattia di Jane, le origini di Gorr) che generano una tremenda dissonanza tonale. E se il tutto è impossibile da prendere sul serio, manca anche quel senso di divertimento spontaneo e scanzonato che rendeva gradevole il precedente episodio. Fra le cose potenzialmente interessanti (ma trattate come una barzelletta), la "gelosia" fra le varie armi di Thor, come quella che l'ascia Stormbreaker prova verso Mjolnir, mentre la breve sequenza ambientata nella dorata città degli dei (dal ridicolo nome di Omnipotence City) sembra la parodia di un film di Tarsem Singh o del "Gods of Egypt" di Alex Proyas. Pochi o irrilevanti, stavolta, i collegamenti con gli altri film Marvel (giusto la presenza, all'inizio, dei Guardiani della Galassia), mentre abbondano quelli ai precedenti capitoli di Thor. Le due capre, oltre che dalla mitologia norrena, provengono dalla run nei comics di Walt Simonson. E a proposito di fumetti: Eternità è del tutto travisato e banalizzato. Giusto una nota di costume gli elementi di "inclusività" (il girl power, la Valchiria lesbica, l'omosessualità della razza di Korg: dettagli inutili ai fini della storia, almeno questi ultimi due, nient'altro che queerbaiting, che però sono stati censurati in alcune edizioni all'estero). Russell Crowe è uno Zeus buffone e poco cerimonioso (che nei titoli di coda invita Ercole alla vendetta contro Thor), Matt Damon, Sam Neill e Luke Hemsworth ritornano (da "Thor: Ragnarok") in un cameo nel ruolo degli attori asgardiani nell'unica scena in cui si fa riferimento (ovviamente ironico) a Odino e Loki.

2 commenti:

Babol ha detto...

Christian Bale nobiliterebbe anche le pietre e il suo Gorr è la cosa migliore del film ma ormai anche lui, povera creatura, può fare poco.

Christian ha detto...

Sì, il cattivo Gorr è il personaggio più interessante (gli altri sono tutti macchiette, Thor compreso), ma meritava un maggior approfondimento da parte di una sceneggiatura schematica e incoerente (perché non chiede a Eternità di resuscitare tutto il suo popolo, e non solo la bambina, per esempio?).