4 settembre 2022

Fritz il gatto (Ralph Bakshi, 1972)

Fritz il gatto, aka Il ritorno del pornogatto (Fritz the cat)
di Ralph Bakshi – USA 1972
animazione tradizionale
**1/2

Visto su YouTube, in lingua originale.

Nella New York dei tardi anni sessanta, in preda ai fermenti della contestazione giovanile, lo studente universitario Fritz si mostra più interessato alle ragazze e alle droghe leggere che non alle questioni sociali. Il che non gli impedisce – sotto gli effetti di un allucinogeno – di scatenare una rivolta a Harlem, sobillando la folla a ribellarsi contro le autorità e le classi agiate. Quando la sommossa sarà soffocata nel sangue, Fritz è costretto a fuggire dalla città per recarsi verso la costa ovest, dove finirà comunque nei guai, lasciandosi coinvolgere in un attentato progettato da una cellula di neonazisti... Dal fumetto underground di Robert Crumb, ambientato in un mondo popolato da animali antropomorfi (Fritz ovviamente è un gatto, gli afroamericani sono corvi, i poliziotti sono maiali), il primo lungometraggio di Ralph Bakshi è una feroce satira del movimento della controcultura, degli hippy e dei diritti civili, di cui mette in luce gli aspetti più paradossali e ipocriti, non risparmiando comunque frecciatine a ogni strato della società (dalle forze dell'ordine alle diverse confessioni religiose), e portando per la prima volta ad ampio raggio nel mondo dell'animazione il sesso, la nudità, le droghe, la violenza, i conflitti razziali, e persino la satira politica (le silhouette di Topolino, Paperino e Paperina esultano, sventolando una bandiera americana, al passaggio degli aerei dell'esercito che vanno a bombardare Harlem). Peccato che gran parte di tutto questo si perda nella sconcertante versione italiana, che adatta (o meglio, stravolge) i contenuti ricorrendo a dialoghi in dialetto (tutti i personaggi diventano immigrati italiani, di questa o quella regione) – in maniera simile a "Monty Python e il sacro Graal": d'altronde c'è sempre lo zampino di Oreste Lionello – e soprattutto a un profluvio di battute pecorecce di bassissima qualità. Ogni scena è stravolta in chiave sessuale, con dialoghi o monologhi completamente inventati (presenti anche quando nella versione inglese i protagonisti non parlavano!) che modificano personaggi e situazioni senza alcun rispetto per l'originale. Di Fritz, per dirne una, si dice che è nientemeno che "Romeo, il gatto del Colosseo" (sì, quello degli Aristogatti!, che già di suo era stato trasformato dalla versione italiana di quel film da irlandese in romano) trasferitosi negli Stati Uniti; la rivolta da lui sobillata non è più legata al razzismo negli USA, al socialismo o ai diritti civili, ma è una protesta contro le tariffe troppo alte delle prostitute; e nei dialoghi si citano con nonchalance Mike Bongiorno, Iva Zanicchi, Ornella Vanoni, Sofia Loren (con la tremenda battuta "Carletto, abbiamo rotto i... ponti!", in riferimento a Carlo Ponti), l'IVA (all'epoca appena introdotta, e quindi argomento di attualità) e gli scioperi alla Fiat. La cosa curiosa è che del film, alla sua uscita nelle sale italiane, esisteva anche una versione tradotta in modo fedele all'originale, pare con la voce di Giancarlo Giannini (anziché quella di Lionello) sul protagonista, che però è andata perduta. Ne parla, con dovizia di particolari, il buon Evit in un articolo del suo blog Doppiaggi italioti. La stessa trovata (due doppiaggi, uno serio e uno "cafone") era stata fatta anche per "La pacifista" di Miklós Jancsó. Anche se non è certo un capolavoro (la storia si trascina in maniera noiosa, e l'animazione è di bassa qualità: non mancano però alcune ottime scene, come quella della morte del corvo Duke, con le palle da biliardo che simulano il battito del cuore) e non piacque nemmeno a Crumb, il film ebbe un discreto successo, forse per via dell'effetto shock (si tratta pur sempre di uno dei primi esempi di lungometraggio animato per adulti), tanto che due anni dopo uscì un sequel, "Le nove vite di Fritz il gatto", senza però coinvolgere Bakshi o Crumb.

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