15 agosto 2022

Nodo alla gola (Alfred Hitchcock, 1948)

Nodo alla gola (Rope)
di Alfred Hitchcock – USA 1948
con James Stewart, John Dall, Farley Granger
***1/2

Rivisto in divx.

Due studenti universitari, Brandon (John Dall) e Phillip (Farley Granger), uccidono l'amico David, strangolandolo con una corda, e ne nascondono il cadavere in una cassapanca, pochi minuti prima che nel loro appartamento giungano gli ospiti invitati a cena, fra cui il padre stesso di David (Cedric Hardwicke) e sua zia (Constance Collier), la sua ragazza Janet (Joan Chandler), il suo rivale Kenneth (Douglas Dick), e soprattutto l'ex istitutore e ora amico dei ragazzi, il brillante Rupert Cadell (James Stewart), dotato di grande intelligenza e capacità di osservazione... Da un testo teatrale di Patrick Hamilton, il primo film a colori di Alfred Hitchcock è noto per una particolare caratteristica: a parte l'incipit con i titoli di testa, è girato interamente in un unico piano sequenza, ovvero con la macchina da presa che si muove ininterrottamente all'interno dell'appartamento in cui si svolge la vicenda (un attico a New York, di cui si intravede la skyline attraverso il grande finestrone), senza alcuno stacco di montaggio. La tecnologia dell'epoca, a dire il vero, rendeva impossibile tutto ciò: a differenza di film più recenti ("Arca russa", "Birdman", "1917"), che possono contare sul digitale, la durata limitata dei rulli di pellicola costringeva di fatto i cineasti a dover interrompere le riprese ogni dieci minuti (o meno): Hitchcock risolse il problema facendo in modo che l'inquadratura, ogni volta, fosse brevemente "oscurata" dalla schiena di un personaggio o da un mobile (come la suddetta cassapanca), per poi riprendere dalla stessa posizione come se non ci fosse stata alcuna interruzione. Il risultato è stupefacente, anche perché il regista inglese ha coreografato nei minimi dettagli l'azione, il movimento e la disposizione dei personaggi, l'apparire di ogni oggetto di scena nell'inquadratura al momento giusto per accrescere la tensione (come quando vediamo per la prima volta la tavola apparecchiata, o la pistola nel finale, o quando i commensali discutono fuori scena mentre la macchina da presa si sofferma sulla governante (Edith Evanson) che sta liberando la cassapanca e si appresta ad aprirla). Il tutto non fa che mantenere alta la tensione e cattura l'attenzione dello spettatore dall'inizio alla fine, impresa notevole per un film costituito da soli dialoghi, ambientato in una sola stanza e che si svolge in tempo reale!

Il soggetto, naturalmente, è ispirato al celebre caso (del 1924) dell'assassinio di Bobby Franks da parte di Leopold e Loeb, due studenti dell'università di Chicago che provarono a mettere in atto un "delitto perfetto", convinti di riuscire a scamparla dall'alto del loro "intelletto superiore" che si abbinava al disprezzo provato verso il resto della società. Anche qui Brandon teorizza l'omicidio come "forma d'arte", un privilegio riservato "ai pochi che se lo possono permettere", ovvero a coloro che, per superiorità intellettuale o culturale, si stagliano sopra le masse. Idee, di derivazione nietzschiana (il Superuomo), che gli sono state suggerite dallo stesso Rupert, per il quale però erano sono provocazioni teoriche e filosofiche, non certo da mettere in pratica nella realtà. Intelligente e pignolo, Rupert recita di fatto la parte dell'investigatore in quello che è in tutto e per tutto una inverted detective story come quelle del tenente Colombo, dove cioè il delitto viene compiuto all'inizio, davanti agli occhi degli spettatori – la prima inquadratura del film dopo i titoli è proprio quella del "nodo alla gola" del povero David! – che ne conoscono perciò ogni dettaglio e sono lasciati a interrogarsi su come gli assassini verranno scoperti. E proprio Rupert svelerà l'intrigo, tormentando con la sua sola presenza i due colpevoli (in particolare Phillip, più facile a cedere alla tensione e di fatto "succube" di Brandon, che invece è sempre, o vorrebbe apparire, sicuro di sé: tra i due studenti, fra l'altro, scorre un'evidente – anche se non esplicita – tensione omosessuale), il tutto mentre l'abile sceneggiatura semina di doppi sensi e battutine "macabre" l'intera cena, dai continui riferimenti a David (e alla sua assenza) ai retroscena sui polli, cui veniva tirato il collo. Qualche affinità (a partire dal cadavere nella cassapanca) con "Arsenico e vecchi merletti" di Frank Capra, a sua volta tratto da una commedia teatrale. Da notare i tanti riferimenti meta-cinematografici (in una scena, i commensali parlano di cinema, di James Mason, Ray Milland e Gregory Peck). In Italia il film venne distribuito anche col titolo "Cocktail per un cadavere".

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