31 agosto 2022

Irma Vep - La vita imita l'arte (O. Assayas, 2022)

Irma Vep - La vita imita l'arte (Irma Vep)
di Olivier Assayas – USA/Francia 2022
con Alicia Vikander, Vincent Macaigne
*1/2

Visto in TV (Now Tv).

Remake, sotto forma di miniserie televisiva (in otto episodi), dell'omonimo film del 1996 dello stesso Assayas, che a sua volta parla(va) di un remake: quello del celebre serial muto "I vampiri" di Louis Feuillade, che il regista autoriale René Vidal (Macaigne) sta girando a Parigi con una star hollywoodiana, Mira Harberg (Vikander), nei panni della protagonista Irma Vep. Costei (interpretata da Musidora nel 1915 – anche se la serie, chissà perché, dice 1916 – e da Maggie Cheung nel 1996) è una dark lady ante litteram, fascinosa ladra vestita con una tuta nera aderente che fa parte di una banda criminale (i "Vampiri", appunto) che terrorizza Parigi. Ma l'arte e la vita, la realtà e l'immaginazione, si confondono durante la travagliata lavorazione della serie, che mette a dura prova le fragili esistenze di attori e cineasti, alle prese con spiriti e demoni personali... Autoreferenziale e autobiografica (in René c'è molto di Assayas, a partire dalla relazione con "l'attrice cinese" che aveva interpretato Irma Vep in precedenza) ma al tempo stesso meno realistica (basti notare che, a differenza del film con Maggie Cheung, stavolta nessuno interpreta sé stesso e dunque tutti i personaggi sono immaginari), la serie è purtroppo noiosa e sfilacciata: come molti prodotti televisivi che prendono l'idea di partenza da un film o da qualcosa di preesistente, ne stiracchia i contenuti per spalmarli su una durata di più ore senza una vera necessità narrativa, il che risulta in una successione di situazioni ed episodi del tutto estemporanei e inconsequenziali. E quando prova a farsi "profonda", con le discussioni sulla vita, il cinema, la spiritualità, si ha l'impressione che sia tutto improvvisato sul momento e superficiale. La Vikander è francamente inadeguata nel ruolo dell'attrice sexy e bisessuale: meglio Macaigne in quello del regista nevrotico e depresso, nonché alcuni comprimari. Fra i migliori, Vincent Lacoste (il vanesio attore francese Edmond), Lars Eidinger (l'eccentrico e tossicomane attore tedesco Gottfried) e Devon Ross (Regina, assistente personale di Mira nonché aspirante regista), mentre il personaggio della costumista lesbica Zoe (Jeanne Balibar), assieme alla protagonista stessa, è quello che più ha sofferto nel passaggio dal film alla serie tv. Velleitari i riferimenti allo stato del cinema e della tv moderna (ma è triste che un prodotto in teoria così permeato di storia del cinema sia uscito sotto forma di serie televisiva: d'altronde, il cinema è morto). I numerosi inserti con la vicenda dei vampiri, con spezzoni del serial muto e poi le scene rifatte, sono la cosa più interessante: ma a quel punto, è meglio dedicare il proprio tempo a rivedersi direttamente l'originale di Feuillade.

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