19 agosto 2022

House of Gucci (Ridley Scott, 2021)

House of Gucci (id.)
di Ridley Scott – USA 2021
con Lady Gaga, Adam Driver
*1/2

Visto in TV (Prime Video), con Sabrina.

La storia degli eventi che hanno circondato la celebre casa di moda italiana, simbolo di stile, fascino ed esclusività, fra gli anni settanta, quando Patrizia Reggiani (Lady Gaga), arrampicatrice sociale con pochi scrupoli, conosce e sposa Maurizio (Adam Driver), l'ultimo rampollo della famiglia Gucci, e gli anni novanta, quando, dopo aver ceduto il controllo dell'azienda a una società di investimenti, Maurizio viene ucciso da un paio di balordi su commissione dell'ex moglie. Raccontato all'insegna del connubio fra passione e potere, quasi come si trattasse di una dinastia nobile (e un po'... mafiosetta), il film appare assai diseguale: interessanti, entro certi limiti, le vicende legate agli intrighi familiari (grazie anche ad attori come Al Pacino, Jeremy Irons e Jared Leto, che interpretano rispettivamente Aldo, Rodolfo e Paolo Gucci, ovvero lo zio, il padre e il cugino di Maurizio: sono loro tre, senza alcun dubbio, la cosa migliore del film, anche se spesso gigioneggiano in modo quasi caricaturale: quando sono di scena Pacino e Leto, in particolare, sembra di assistere a una commedia) e al declino e al conseguente rilancio della casa di moda; molto meno, anche perché frettolose e poco approfondite, quelle relative al matrimonio fra Maurizio e Patrizia, al loro divorzio e infine all'omicidio, tutti momenti che si susseguono in maniera stereotipata, banale o senza la necessaria preparazione, Nonostante la durata forse eccessiva della pellicola (e alcune libertà prese nelle date e nella cronologia degli eventi), la caratterizzazione dei personaggi è ondivaga e mal focalizzata: di Maurizio non capiamo mai veramente il carattere (si fa plagiare dalla moglie come se questa fosse una sorta di Lady Macbeth? è disinteressato alle sorti dell'azienda? o è davvero una carogna pronta a tradire ed escludere i parenti?), mentre Patrizia passa da protagonista a comprimaria in un attimo, salvo tornare alla ribalta negli ultimi minuti con tendenze omicide, sia pur mosse dalla rabbia e dal rancore, che mai aveva fatto trapelare in precedenza. E se la sceneggiatura lascia alquanto a desiderare, la regia di Scott a sua volta è svogliata e un po' anonima. Buona, tutto sommato, la ricostruzione d'epoca, a livello di scenografie e costumi. Decisamente kitsch invece la colonna sonora, che mescola canzoni italiane (scelte a caso, almeno questa è l'impressione) e naturalmente, trattandosi di Italia, brani d'opera (i più famosi possibili: "Libiamo ne' lieti calici", "Largo al factotum", "La donna è mobile", l'ouverture del Barbiere, il coro a bocca chiusa della Madama Butterfly e, per buona misura, l'aria della Regina della Notte). Il kitsch, a dire il vero, è sempre in agguato quando gli americani provano a fare un film sulla moda e sullo stile europeo o ambientato nel Bel Paese (Ridley Scott, fra l'altro, aveva già dato con "Hannibal" e "Tutti i soldi del mondo"), e questo (con una Lady Gaga che assomiglia a Marisa Laurito) non fa eccezione. Eppure, nel guardarlo, c'è una sorta di guilty pleasure. In ogni caso, meglio Gaga di di Driver (che per Scott aveva già recitato nel precedente "The last duel"). Jack Huston è Domenico De Sole, consulente legale dei Gucci; Camille Cottin è Paola Franchi; Salma Hayek è la "sensitiva" Pina Auriemma; Reeve Carney è lo stilista Tom Ford.

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