5 febbraio 2021

Pixote (Héctor Babenco, 1980)

Pixote - La legge del più debole (Pixote - A lei do mais fraco)
di Héctor Babenco – Brasile 1980
con Fernando Ramos da Silva, Jorge Julião
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Visto in divx.

Il piccolo Pixote, insieme ad altri ragazzi di strada, viene rinchiuso in un istituto correzionale per delinquenti minorili. Qui i ragazzi subiscono violenze e soprusi di ogni genere, ad opera di sorveglianti sadici e poliziotti corrotti. Insieme ad alcuni dei suoi nuovi amici – Chico, Dito e il giovane transessuale Lilica – riuscirà a fuggire dal riformatorio, vagando per il Brasile in cerca di una nuova vita. Da un romanzo di José Louzeiro ("Infancia dos mortos"), un lungometraggio che fornisce una rappresentazione realistica e lirica al tempo stesso di un mondo crudele e violento, dove i ragazzi sono vittima di quegli stessi adulti che dovrebbero accudirli, e nonostante ciò provano a stringere legami d'amore e di amicizia destinati però a essere spazzati via dalle tragedie della vita. Pur nella sua originalità, i modelli di riferimento non mancano: da "I figli della violenza" di Luis Buñuel ad "Accattone" di Pier Paolo Pasolini. Il protagonista Pixote, il più giovane del gruppo (ha solo undici anni), è quasi l'osservatore delle vicende che si svolgono attorno a lui e che coinvolgono emotivamente gli amici più grandi (Lilica, in particolare, sta per compiere diciott'anni). Esposto anzitempo agli aspetti più sordidi della vita (droga, prostituzione, omicidi), Pixote non prova mai rabbia o risentimento verso gli altri e accetta quasi serenamente ciò che gli accade, senza però perdere il desiderio di combattere e di andare per la propria strada: la pellicola si chiude infatti con il ragazzo che, rimasto solo, si incammina lungo i binari di una ferrovia, in cerca di nuove avventure. Da apprezzare le interpretazioni intense dei piccoli protagonisti, in gran parte attori non professionisti scelti proprio fra i ragazzi di strada (Fernando Ramos da Silva, il cui ruolo è praticamente autobiografico, morirà a soli 17 anni ucciso dalla polizia), ma anche quelle degli adulti (su tutti Marília Pêra nel ruolo della prostituta Sueli, che diventa quasi una "madre" per Pixote), la regia che non si nasconde dietro retorica o ipocrisia e che anzi documenta senza filtri la realtà, la sceneggiatura che affastella piccoli e grandi episodi e la mancanza di buonismo nel denunciare un ambiente duro e terribile, ma anche pieno di quella vitalità ed energia che spinge i protagonisti a ribellarsi e a cercare di sopravvivere in qualche modo. Il film vinse dei premi a diversi festival internazionali, donando per la prima volta una certa notorietà al regista Babenco.

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