18 febbraio 2021

Malcolm & Marie (Sam Levinson, 2021)

Malcolm & Marie (id.)
di Sam Levinson – USA 2021
con John David Washington, Zendaya
**

Visto in TV (Netflix).

Di ritorno nella loro casa hollywoodiana dopo l'anteprima del suo primo film da regista, il cineasta Malcolm (Washington) e la sua musa e compagna Marie (Zendaya) hanno una lunga discussione, a metà fra il litigio e la messa in chiaro dei rispettivi sentimenti, che parte dalla delusione di lei per non essere stata citata nel discorso di ringraziamento (cosa ancor peggiore perché la protagonista del film è ispirata alla sua vita) e prosegue attraverso rancori, tensioni represse e punti di vista sull'arte, la vita e la relazione amorosa. Pubblicizzato dal reparto marketing di Netflix come "la prima pellicola girata durante l'epidemia di Covid-19", il film appartiene alla categoria di quelli con solo due attori che si muovono in un unico ambiente e praticamente in tempo reale (lo spazio di una notte): si potrebbe dire di impostazione teatrale (nulla vieterebbe di interpretarlo su un palcoscenico), se non fosse per le velleità autoriali – cinematograficamente parlando – del regista/sceneggiatore Sam Levinson: la fotografia sgranata in bianco e nero, l'utilizzo dei long takes, le citazioni e i rimandi cinefili (a cominciare dal Godard de "Il disprezzo" e dal Nichols di "Chi ha paura di Virginia Woolf?"), persino i titoli di testa vecchio stile (ma resi poi ridondanti dal fatto che i credits sono ripetuti anche alla fine). Ma tutto risulta un po' pretestuoso e, dunque, dona pretenziosità all'insieme: di fatto il film è verboso, incapace di rendere davvero interessanti questi personaggi, mentre nella scrittura c'è probabilmente molto di autobiografico (come nelle "tirate" di Malcolm contro i critici cinematografici, che a suo dire sono ossessionati dalle letture politiche e dai "messaggi" insiti anche nelle scelte puramente artistiche: punto su cui in parte ha anche ragione, se non fosse che la sua è una prospettiva puramente creativa e non tiene conto di chi è dall'altro lato dello schermo e ha tutto il diritto di vedere in un film qualcosa che il suo autore non ci aveva messo), col risultato che i dialoghi appaiono fin troppo "scritti", mai spontanei o realistici come forse era nelle intenzioni. Anche se non mancano sequenze che si lasciano ricordare (per merito più che altro degli attori), concludiamo la pellicola chiedendoci perché abbiamo dovuto condividere quasi due ore poco coinvolgenti con questi due personaggi che passano da una litigata a un momento di chiarimento senza un motivo, in un contesto forzato e generico, fra sfoggi di cinefilia fine a sé stessa e il maldestro tentativo di affrontare temi d'attualità (il razzismo a Hollywood). Probabilmente è un film che avrebbe avuto più senso se fosse uscito cinquant'anni fa.

2 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

Però pur essendo d'accordo su molte cose, io in certi punti ho notato un'intensità nell'approfondimento del rapporto tra i due, che mi è arrivata e mi ha commosso.

Christian ha detto...

Forse sì, è l'unica cosa da salvare in un film che per il resto non propone nulla che non si sia già fatto (e meglio) tante altre volte...