18 novembre 2019

Z - L'orgia del potere (Costa-Gavras, 1969)

Z - L'orgia del potere (Z)
di Costa-Gavras – Algeria/Francia 1969
con Jean-Louis Trintignant, Yves Montand
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Visto in divx, con Marisa.

In una nazione europea non precisata (ma si tratta della Grecia degli anni sessanta, appena prima dell'insediamento della dittatura dei colonnelli), un deputato dell'opposizione pacifista e di sinistra (Yves Montand) giunge in città per tenere un comizio. Nonostante avesse ricevuto minacce di morte, la polizia non fa nulla per impedire che venga colpito alla testa, in piena strada, da alcuni manifestanti di estrema destra. A indagare su quello che vuol essere fatto passare per un "incidente" è un giovane ma solerte magistrato (Jean-Louis Trintignant), che grazie anche alle tracce fornitegli da un giornalista (Jacques Perrin), e nonostante i tentativi di depistaggio e le intimidazioni, scopre una rete di complicità che coinvolge persino il generale a capo della polizia (Pierre Dux), organizzatore dell'attentato perché convinto che il paese sia minacciato da una "infezione ideologica" che deve essere combattuta preventivamente. La didascalia introduttiva annuncia: "Ogni somiglianza con avvenimenti reali, persone morte o vive non è casuale. È volontaria". E infatti la pellicola, pur non facendo nomi espliciti e mantenendo la sua ambientazione in un'ambiguità che la rende universale, racconta con dovizia di particolari gli eventi che circondarono l'assassinio del deputato Grigoris Lambrakis, avvenuto nel 1963, poco prima del colpo di stato. Quando fu realizzata, tanto lo scrittore Vasilis Vasilikos (dal cui romanzo è tratta) che il regista Costa-Gavras vivevano in esilio all'estero, mentre il compositore Mikis Theodorakis, autore della colonna sonora, era addirittura agli arresti domiciliari (e le sue musiche erano vietate in patria). Atto d'accusa contro gli abusi, le manipolazioni e l'arroganza di un potere violento e prevaricatore, ma costruito come un giallo o un thriller, non privo di suspense e nemmeno di un certo umorismo satirico, e dunque assai accattivante anche per uno spettatore poco interessato ai retroscena politici, il film – frutto di una collaborazione internazionale: fu prodotto dalla Francia ma venne girato in Algeria – vinse l'Oscar come miglior film straniero e il Premio della giuria al Festival di Cannes, e divenne uno dei lungometraggi militanti più emblematici del periodo, oltre che il lavoro più celebre di Costa-Gavras. Il cast corale comprende anche Irene Papas (la moglie del deputato, un ruolo perlopiù muto), Renato Salvatori (il guidatore del furgoncino), Charles Denner, Bernard Fresson e Jean Dasté. La voce narrante nel finale spiega il significato del titolo: la lettera "Z" si pronuncia come "È vivo" in greco antico (Wikipedia riporta che "a seguito dell'omicidio Lambrakis, la lettera veniva scritta per protesta sui muri per ricordare il deputato ucciso"). La versione italiana, forse intimorita da un titolo costituito da una sola lettera, vi aggiunge un sottotitolo (com'era già avvenuto per "M" di Fritz Lang). Christos Sartzetakis, il magistrato al quale si ispira il personaggio di Trintignant, diventerà Presidente della Grecia dopo la caduta della dittatura.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Proprio la mancanza di una contestualizzazione troppo precisa lo rende così "credibile" e ne universalizza la portata. Le false verità, i tentativi di depistaggi, il far leva sull'ignoranza e i bisogni degli ultimi, le ideologie "nazionaliste" rivestite da un falso paternalismo, sono tutti elementi continuamente usati dall'autoritarismo e dalla sete di potere, che riemerge in ogni possibile forma e in ogni situazione che ne offra la pur minima possibilità...
E' un film che dovremmo rivedere spesso e far conoscere alle nuove generazioni, perchè i meccanismi della manipolazione delle masse sono sempre attuali.

Christian ha detto...

Infatti: se alla sua uscita il film poteva essere visto come una chiara ricostruzione di un preciso fatto di cronaca recente, oggi il suo messaggio può essere reinterpretato in maniera più generale e, proprio per questo, sempre valido. E così non risulta datato (come invece altre pellicole di denuncia di quegli anni) ma ancora attuale.