30 novembre 2019

Bande à part (Jean-Luc Godard, 1964)

Separato magnetico (Bande à part)
di Jean-Luc Godard – Francia 1964
con Anna Karina, Sami Frey, Claude Brasseur
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Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Due giovani delinquenti, Frantz (Sami Frey) e Arthur (Claude Brasseur), progettano di svaligiare la villa fuori Parigi dove Odile (Anna Karina), compagna di Frantz in un corso di inglese, risiede come ragazza alla pari. L'ingenua Odile ha infatti rivelato a Frantz che un altro ospite della casa, il signor Stolz, nasconde una grande somma di denaro nel proprio armadio. In attesa del colpo, i tre vagabondano per Parigi, amoreggiano e filosofeggiano. Dopo la produzione internazionale de "Il disprezzo", Godard voleva dirigere un film "povero" e quasi improvvisato, volutamente in bianco e nero e a basso costo, e l'occasione gliela fornì un romanzo noir di Dolores Hitchens suggeritogli dall'amico François Truffaut. Girato in maniera libera e sbarazzina per le strade di Parigi, i suoi locali e le periferie, ricco di momenti estemporanei eppure memorabili (il "minuto di silenzio" in cui si arresta anche la banda sonora; Anna Karina che canta in metropolitana; il ballo a tre – la "Madison dance" – in un caffé, scena che richiedette molti giorni di prove perché i due attori maschili avevano difficoltà a muoversi a tempo; la scena in cui i tre ragazzi decidono di battere il record della visita più rapida al Louvre, correndo per le stanze del museo e completando il percorso in meno di 9 minuti e 45 secondi, scena che sarà omaggiata da Bernardo Bertolucci in "The dreamers"), molti dei quali inseriti nella pellicola soltanto perché altrimenti sarebbe risultata troppo breve, il film è diventato uno dei più poetici e iconici di Godard, capace di influenzare numerosi cineasti anche a distanza di anni. Quentin Tarantino, per dirne uno, ha addirittura chiamato A Band Apart la propria casa di produzione. In Italia, d'altro canto, ha sempre avuto poca visibilità, tanto da aver ricevuto soltanto una distribuzione limitata in sala (con l'insolito titolo "Separato magnetico"). Molti riferimenti ai B-movie e alle pellicole di genere americane (che Godard e i suoi colleghi della Nouvelle Vague amavano molto), sia dal punto di vista stilistico che sotto forma di citazioni esplicite da parte dei personaggi. A un certo punto Anna Karina guarda in macchina, come aveva già fatto in "Questa è la mia vita". In una scena, un'insegna luminosa recita "Nouvelle Vague". Frasi celebri: "Tutto ciò che è nuovo è per questo automaticamente tradizionale" (attribuita a Eliot) e "Meglio essere ricchi e felici che poveri e infelici". Le musiche (compreso il brano R&B della scena della danza) sono di Michel Legrand, di cui curiosamente i titoli di testa affermano che potrebbe essere l'ultimo suo lavoro per il cinema (non è vero, naturalmente). Qualche similitudine con "Jules e Jim" di Truffaut, per il terzetto di protagonisti ma anche per la voce "letteraria" (e, in questo caso, metacinematografica) fuori campo, fornita dallo stesso Godard, che nel finale preannuncia un sequel che non sarà mai girato, con "le avventure di Odile e Frantz nei paesi caldi", questa volta in Cinemascope e Technicolor.

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