8 novembre 2019

L'ultima donna (Marco Ferreri, 1976)

L'ultima donna (La dernière femme)
di Marco Ferreri – Italia/Francia 1976
con Gérard Depardieu, Ornella Muti
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Visto in divx.

Costretto a un mese di ferie forzate (o in cassa integrazione?) dalla fabbrica dove lavora, un giovane ingegnere e padre single (Depardieu: il personaggio è chiamato Giovanni nella versione italiana e Gérard in quella francese) si innamora della misteriosa Valeria (Muti), maestra presso il nido d'infanzia dove lascia il figlio Pierino. I due si ritrovano a convivere – insieme al bambino – nell'appartamento di lui, da dove escono di rado e dove occasionalmente Giovanni riceve ancora le visite dell'ex moglie Gabrielle (Zouzou), che lo ha abbandonato per dedicarsi a tempo pieno alla "lotta femminista". Dal suo canto, Valeria ha lasciato il più anziano Michele (Michel Piccoli), ma è spesso tentata di tornare da lui. Anche perché il nuovo rapporto è tormentato da continue tensioni e incomprensioni, amplificate dall'egoismo "prevaricatore" dell'uomo e dall'incertezza evanescente della donna. Grande scandalo (per i nudi integrali, in particolare quelli di Depardieu) ma anche successo al botteghino per quello che in superficie è un film noiosetto sulle difficoltà di dar vita a una relazione di coppia in un mondo che cambia e dove "il modello di famiglia non funziona più". Per certi versi (vedi l'insistenza sul sesso) sembra voler fare il verso a "Ultimo tango a Parigi", anche se in maniera più nichilista e meno liberatoria, soffrendo inoltre per via di un personaggio femminile poco caratterizzato, che non ha ricordi e non sa che cosa vuole (non aiuta il fatto che la Muti sia bella e basta). La scena finale dell'evirazione vorrebbe sottolineare l'impotenza maschile di fronte alle rivendicazioni di un nuovo ruolo per la donna. In seconda lettura, però (come suggerisce l'amico Giuliano nel suo blog), siamo di fronte a una specie di allegoria, che pesca a piene mani dai simboli e dai miti, come gli amori di Marte e Venere (da notare come Giovanni costruisca giocattoli da guerra per il figlio), con il bambino pacioccoso che ricorda gli Eros e gli amorini rubicondi di tanti dipinti barocchi, trascendendo così l'attualità "militante" e la dicotomia fra maschilismo e femminismo (che diventa semmai quella fra patriarcato e matriarcato). E in questo caso il ruolo della donna, "amore" assoluto, ideale e irraggiungibile (vedi anche le citazioni a Marilyn Monroe), acquista un diverso significato: è "l'ultima donna", appunto, dopo la quale non possono essercene altre. Il film è stato girato a Créteil, periferia industriale di Parigi, ma la località non viene specificata nella versione italiana, lasciando intendere che possa essere ambientata nel nostro paese. Piccole parti per Renato Salvatori, Giuliana Calandra e Nathalie Baye. Curiosità: i doppiatori italiani dei due protagonisti (Flavio Bucci e Micaela Pignatelli) sono stati marito e moglie.

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