Shadow (Zhang Yimou, 2018)
Shadow (Ying)
di Zhang Yimou – Cina 2018
con Deng Chao, Sun Li, Zheng Kai
**1/2
Visto al cinema Anteo, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia).
Ambientato nell'epoca in cui la Cina era divisa in più regni, il film ha come protagonista Jing (Deng Chao), una "Ombra", ovvero un sosia perfetto che il comandante dell'esercito del regno di Pei utilizza come propria controfigura da quando versa in gravi condizioni di salute per via di una ferita inflittagli dal rivale Yang. Il comandante vorrebbe riconquistare la città di Jing, caduta in mano nemica, e utilizza il sosia per forzare la mano al proprio re (Zheng Ryan), che invece non intende rompere la tregua con quello che ora è un alleato. Uno spunto che ricorda il "Kagemusha" di Kurosawa (ma gli sviluppi sono differenti), complessi intrighi di corte, eleganti duelli all'arma bianca, e anche un sanguinoso finale shakespeariano in cui muoiono (quasi) tutti: nel nuovo film di Zhang Yimou c'è l'intero repertorio delle pellicole wuxiapian di ambientazione storica. Ma a rimanere impresso è lo stile estetico con cui è girato, a cominciare dalla tavolozza cromatica: se si eccettua il colorito roseo delle persone, la luce gialla delle candele e il rosso del sangue, tutto il film è praticamente in bianco e nero, una bicromia che caratterizza interni ed esterni, oggetti ed edifici, costumi e armature. Il bianco e nero richiama ovviamente la duplicità (bene/male, maschio/femmina, yin/yang), che si riflette anche nelle scenografie (i duellanti si battono sopra un enorme simbolo del tao) oltre che ovviamente nella trama, incentrata sul tema del doppio e dei tradimenti. Spettacolari, come al solito, le scene d'azione (dai duelli di addestramento fra il comandante e la sua ombra, interpretati peraltro dallo stesso attore, all'assalto alla città assediata), con combattimenti alquanto originali (l'ombrello utilizzato contro l'alabarda, i movimenti sinuosi femminili contro quelli rigidi maschili). Guan Xiaotong è l'indomita principessa, Sun Li la moglie del comandante, Wang Qianyuan il capitano Tian.
2 commenti:
Avrebbe dovuto partecipare come film fuori concorso perchè è veramente fuori dagli standard e incarna una visione fuori dal tempo e altamente simbolica, come hai notato, sospeso in un universo di dualità-conflitto, ma anche complementarità da recuperare ancora, quell'armonia tra uomo e donna che stenta ancora a ricomporsi...
In questo senso il bianco e nero, ammorbibito con tono rosa e spezzato a volte con la brutalità del sangue, può indicare come il maschile e femminile rimangano fondamentalmente opposti e non si siano ancora integrati in una autentica complementarità.
Il piano estetico e visivo, con questa contrapposizione di colori che acquista anche una valenza simbolica e filosofica, è senza dubbio il punto di forza del film, che per il resto (intrighi di corte, combattimenti e assedi) non offre molte novità rispetto ad altri film cinesi di ambientazione storica (compresi quelli dello stesso Zhang Yimou). Sicuramente il tema del doppio e dell'Ombra, per esempio, era sfruttato in maniera più profonda in "Kagemusha".
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