25 settembre 2018

Il fiume (Emir Baigazin, 2018)

Il fiume (Ozen)
di Emir Baigazin – Kazakistan 2018
con Zhalgas Klanov, Eric Tazabekov
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Visto al cinema Colosseo, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia).

"Il fiume genera sempre desiderio, ma le sue acque sono pericolose". In una fattoria nella steppa kazaka, isolata e fuori dal mondo, vive una famiglia composta da padre, madre e cinque figli, tutti maschi. I ragazzi trascorrono le giornate lavorando e giocando in estrema semplicità e povertà, sotto la supervisione del maggiore di loro, Aslan, al quale il severo padre ha affidato l'educazione dei fratelli. La routine è interrotta dall'arrivo inatteso di un cugino di città, Kanat: un "extraterrestre", per come si presenta (giacca d'argento metallizzata, Segway, tablet che emette misteriosi e affascinanti suoni elettronici), o forse un diavolo (le fattezze sono androgine, dai capelli biondi agli abiti colorati e femminili), e come tale tentatore, che introduce rivalità e dissidi fra i membri della famiglia, spingendoli a stravolgere le poche regole con cui gestivano la propria vita. Nascono così nuovi desideri, delazioni, un'economia fondata sul baratto, e si perde l'innocenza. Con un grande talento visivo (il regista è anche direttore della fotografia) e uno stile sobrio, astratto e minimalista, la pellicola mette in scena un racconto di formazione metafisico e simbolico, dove il simbolo più potente di tutti è proprio l'ampio fiume che scorre in mezzo al deserto, dalle acque veloci e turbinose. Insieme ai precedenti film di Baigazin, "Lezioni d'armonia" e "L'angelo ferito", forma una sorta di trilogia. Suggestiva l'ambientazione: fino all'arrivo di Kanat, non sembra nemmeno di assistere a un film di ambientazione contemporanea, tanto sono scarne le scenografie e i costumi (muri bianchi, distese desertiche e rocciose, semplici abiti di tela).

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