7 settembre 2018

Il sospetto (Alfred Hitchcock, 1941)

Il sospetto (Suspicion)
di Alfred Hitchcock – USA 1941
con Joan Fontaine, Cary Grant
***

Visto in TV.

Lina (Joan Fontaine), ragazza di buona famiglia, sposa – contro il volere dei genitori – l'affascinante ma scapestrato Johnnie Aysgarth (Cary Grant), scoprendo soltanto dopo il matrimonio che l'uomo non ha un soldo e vive al di sopra delle proprie possibilità grazie a continue menzogne, prestiti (che sperpera al gioco) ed espedienti. Spinta dall'amore, la donna accetta di rimanere al suo fianco e cerca inutilmente di riportarlo sulla retta via. Ma poi inizia lentamente a sospettare che il marito intenda ucciderla per intascare i soldi dell'assicurazione... Lo spunto a base di paranoia coniugale ricorda in parte "Rebecca", il primo lavoro americano di Hitchcock (girato solo un anno prima, con la stessa Fontaine come protagonista), ma qui non siamo nel campo della favola gotica bensì in quello del thriller psicologico di ambientazione altoborghese. Il film è tratto dal romanzo "Before the Fact" di Francis Iles (ovvero Anthony Berkeley Cox), che ribaltava il tipico assunto del noir (dove di solito un uomo cade vittima del fascino di una dark lady, mentre qui è il contrario), di cui però altera il finale per scelta dei produttori. A una prima parte con toni da commedia brillante (l'incontro fra i due protagonisti, l'innamoramento e il matrimonio) segue una progressiva discesa nel baratro del sospetto. Ogni volta che Johnnie sembra cambiare e mettere la testa a posto, ecco che qualcosa rivela a Lina un nuovo "lato oscuro" del marito, facendola ripiombare nell'incertezza. Celebre la scena in cui Cary Grant sale le scale per portare un bicchiere di latte alla moglie, convinta che sia stato avvelenato: Hitchcock la girò con una lampadina nel bicchiere per far sì che questi risaltasse al massimo all'interno dell'inquadratura. Tutta la vicenda è raccontata dal punto di vista della donna, in modo da costruire la suspense in soggettiva, tanto che resta il dubbio che si tratti della proiezione delle fantasie di una donna frustrata e nevrotica sul proprio marito (all'inizio la vediamo leggere un trattato di psicologia infantile, e più volte viene sottolineato che "John è come un bambino"). In effetti la risoluzione finale può forse deludere un pubblico moderno, abituato a plot twist e colpi di scena di ogni tipo, ma mantiene comunque l'ambiguità: potrebbe trattarsi dell'ennesima menzogna di John, alle quali Lina crede ciecamente (come ha sempre fatto) perché è la scelta più rassicurante per lei. Ottimi i due protagonisti, una Fontaine occhialuta, insicura e fragile che per questa performance vinse l'Oscar per la miglior attrice, e un Grant (per la prima volta in un film di Hitchcock) a suo agio nella parte del mascalzone sfacciato e impenitente. Nigel Bruce è Beaky, l'amico sempliciotto e socio d'affari di John, Auriol Lee è la scrittrice di romanzi polizieschi, Cedric Hardwicke è il padre di Lina.

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