Too much Johnson (Orson Welles, 1938)
Too much Johnson (id.)
di Orson Welles – USA 1938 [incompiuto]
con Joseph Cotten, Edgar Barrier
[sv]
Visto in TV.
Tre anni prima di lanciarsi ufficialmente nella regia cinematografica con "Quarto potere", Orson Welles – allora attivo in radio e a teatro – già si dilettava con la settima arte. Per mettere in scena la commedia "Too much Johnson" di William Gillette con la troupe del Mercury Theatre, aveva pensato di far precedere ciascuno dei tre atti in programma dalla proiezione di un film muto realizzato appositamente (un prologo di 20 minuti, più due intermezzi di 10 ciascuno). Si mise così alla macchina da presa e girò svariati metri di pellicola, con l'attore Joseph Cotten in un ruolo comico: nella prima parte assistiamo alla fuga del protagonista, dopo essere stato sorpreso con l'amante dal marito di lei. Nella seconda c'è la sua partenza dal molo a bordo di una nave da crociera. La terza, infine, è ambientata in una piantagione a Cuba (in realtà le sponde del fiume Hudson). Per motivi tecnici (la sala del teatro risultò troppo bassa per potervi installare lo schermo e il proiettore), la parte filmata dello spettacolo non venne mai utilizzata, e Welles stesso non completò mai il montaggio. Mai mostrata in pubblico, e a lungo ritenuta perduta in un incendio, una copia di lavorazione della pellicola (poco più di un'ora di girato) è stata riscoperta nel 2008 e proiettata per la prima volta a Pordenone nel 2013 nella sua integrità, comprese ripetizioni della stessa scena e frammenti in cui si intravede la troupe. La parte più interessante è sicuramente la prima, quella in cui Welles inscena un folle e scatenato inseguimento per le strade e sui tetti di Manhattan, che fa il verso alle comiche dei "Keystone Cops" di Mack Sennett e richiama le acrobazie di Buster Keaton e Harold Lloyd. Nelle sequenze già montate si riconoscono anche influenze dal cinema surrealista (come nel precedente corto "The hearts of age"), di quello espressionista tedesco (le angolazioni, le inquadrature) e della scuola sovietica (il rapido montaggio). Ma ci sono anche elementi già tipicamenti wellesiani, come l'uso degli spazi e delle ambientazioni (la scena fra le casse e le ceste vuote al mercato, quella in cui il marito toglie il cappello a tutti i passanti). Nonostante l'insuccesso, negli anni a venire Welles avrebbe provato altre volte a mescolare cinema e teatro ("The Green Goddess" nel 1939, "Around the World" nel 1946, "The Miracle of St. Anne" nel 1950, tutti film di cui al momento si sono perse le tracce).
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