1 aprile 2019

Burning (Lee Chang-dong, 2018)

Burning - L'amore brucia (Beoning)
di Lee Chang-dong – Corea del Sud 2018
con Yoo Ah-in, Jeon Jong-seo, Steven Yeun
**1/2

Visto all'Auditorium San Fedele, con Marisa, in originale con sottotitoli (FESCAAAL).

Jong-soo (Yoo), giovane aspirante scrittore, ritrova dopo alcuni anni Hae-mi (Jeon), sua ex compagna delle elementari, e se ne innamora. Fra i due si inserisce però il ricco e affascinante Ben (Yuen). E quando la ragazza sparisce nel nulla, Jong-soo inizia a convincersi che Ben sia in realtà un serial killer... Da un racconto di Haruki Murakami ("Granai incendiati"), un thriller psicologico low tone e basato tutto sull'ambiguità: quella dei tre personaggi e quella del rapporto fra immaginazione e realtà. Jong-soo è timido e ha problemi di socializzazione, ha un difficile background familiare, ma è anche in cerca di storie: possibile che quanto gli accada ("Il mondo per me è un mistero", dice) sia soltanto frutto della sua fantasia? Hae-mi è più spigliata, ma anche lei gioca con la finzione: prende lezioni di mimo, "inventa" oggetti che non esistono, racconta storie che potrebbero essere vere o meno (ha davvero un gatto, che nessuno ha mai visto? da piccola è davvero caduta in un pozzo, evento che nessuno ricorda?). E Ben, con la sua natura affascinante e misteriosa è il più ambiguo di tutti: la sua confessione a Jong-soo, quella di avere lo strano hobby (o impulso) di "bruciare una serra" ogni due mesi, viene dapprima presa sul serio dal ragazzo e poi trasfigurata nella prova che il rivale è un assassino seriale: ma nessuna conferma giungerà mai a noi spettatori, lasciati sospesi in un limbo dove tutto è possibile. E questo, che avrebbe potuto esserne il pregio, è probabilmente anche uno dei difetti del film, con cui si fatica a connettersi e a partecipare fino in fondo alla confusione emotiva del suo protagonista, nonostante non manchino scene e momenti interessanti, punteggiati dalle tante piccole "bizzarrie del quotidiano" così care a Murakami. Ottima la regia.

3 commenti:

Marisa ha detto...

Forse è un film da rivedere o avevo troppe aspettative, ma sono rimasta un pò delusa, come se tutto fosse abilmente costruito a tavolino, ma mancasse l'impatto emotivo con la realtà.

Marisa ha detto...

Ripensandoci, non è possibile che la stessa Hae-mi non sia la vecchia amica, visto che lui non la riconosce e lei ammette subito di essersi fatta una plastica facciale? Se fosse solo una simulatrice che arriva e scompare nel nulla, seguendo la fantasia dei Boscimani che hanno "fame" di vita, ma nel balletto che lei fa mimandoli, si dissolvono come farfalle in aria, seguendo una ricerca di vita impossibile?

Christian ha detto...

Sì, decisamente è un film da rivedere, magari a mente più sgombra, visto che le suggestioni e le ambiguità sono tante.
In effetti anche Hae-mi, come suggerisci tu, potrebbe essere una simulatrice (e il suo gatto esisterà davvero?).
E un'altra cosa che mi è venuta in mente sono i paralleli fra la vicenda di cui è protagonista Jong-soo e il suo background familiare: il padre è in prigione per avere accoltellato un uomo, e alla fine il figlio stesso accoltella qualcuno; inoltre la madre è fuggita con un altro, sparendo di colpo dalla sua vita, proprio come sembra fare Hae-mi (o come lui teme che abbia fatto).
Per certi versi il film mi ha ricordato altre pellicole un po' "misteriose", come "Niente da nascondere" di Haneke, "Animali notturni" di Tom Ford e persino certe cose di David Lynch...