28 ottobre 2018

Il bidone (Federico Fellini, 1955)

Il bidone
di Federico Fellini – Italia 1955
con Broderick Crawford, Richard Basehart
***

Visto in TV.

L'anziano Augusto (Broderick Crawford) e i più giovani Roberto (Franco Fabrizi) e Carlo (Richard Basehart), detto Picasso, sono tre truffatori romani che organizzano ingegnosi "bidoni" ai danni della povera gente, per lo più contadini ignoranti. Per esempio, si travestono da inviati del Vaticano e fanno credere che un peccatore in punto di morte ha confessato di aver sepolto un tesoro nel loro terreno, che potranno tenersi se pagheranno le messe da far celebrare in memoria del defunto. I tre non sembrano avere particolari problemi di coscienza nel sottrarre i risparmi a quella che in fondo è gente messa peggio di loro: e nonostante i relativi successi, restano delinquenti di mezza tacca, sempre senza un soldo, personaggi "crepuscolari" e consapevoli del proprio fallimento esistenziale. Picasso, aspirante pittore, non potrà più celare la natura del proprio "lavoro" alla moglie Iris (Giulietta Masina), quando questa inizierà ad avere dei sospetti, e deciderà di cambiare vita. Roberto, il più viveur e scapestrato dei tre, dopo essersi bruciato ogni legame preferirà trasferirsi a Milano. Soltanto Augusto, in piena crisi di mezza età, invecchiato e disilluso per non aver combinato nulla nella vita, continuerà a riciclare gli stessi trucchi insieme a nuovi complici: ma quando cercherà di ingannare anche i suoi soci, allo scopo di intascare il denaro necessario a pagare gli studi della figlia Patrizia (che aveva abbandonato insieme a sua madre: "In questo lavoro non si può avere una famiglia", aveva detto a Picasso), sarà da questi malmenato e abbandonato a morire nella campagna. Scritto insieme ai soliti collaboratori di allora, Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, "Il bidone" è uno dei film meno noti e più puramente drammatici di Fellini, nonché uno dei più realistici e meno surreali/onirici, anche se la natura ingenua e "fumettosa" delle truffe messe in scena dai protagonisti è quasi da commedia alla Totò. Ma se molto spazio è riservato a questi imbrogli, altrettanto è dedicato a scavare nei dubbi, nell'umiliazione e nella malinconia dei personaggi, con quello di Augusto che svetta su tutti come l'autentico protagonista della pellicola (a lui, non a caso, è riservato l'intero e tragico finale). L'interprete, Broderick Crawford, aveva vinto l'Oscar qualche anno prima grazie alla sua interpretazione del politico ruspante Willie Stark in "Tutti gli uomini del re": qui è doppiato da Arnoldo Foà (che già aveva prestato la voce ad Anthony Quinn nel precedente "La strada"). Inizialmente Fellini e i produttori avevano pensato nientemeno che ad Humphrey Bogart per la parte di Augusto, ma l'attore era già troppo malato per venire a recitare in Italia. La Masina e Basehart (doppiato da Enrico Maria Salerno) tornano a lavorare insieme dopo "La strada", anche se per molti versi il film ricorda più "I vitelloni", con il suo ritratto di personaggi falliti. La sequenza della festa di capodanno a casa di Rinaldo (Alberto De Amicis), il collega di Augusto che – a differenza sua – ha fatto i soldi e li ha messi da parte, piena di volgarità e di ricchezza ostentata, pare invece anticipare "La dolce vita". La musica di Nino Rota è vivace e a ritmo di swing.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Sì, è un Fellini quasi dimenticato, ma che andrebbe rivisto oltre che per lo sguardo così umano sulle "miserie" dell'animo umano, ma soprattutto per l'eterno gioco che lega gli sfruttatori all'ingenuità di chi è disposto a farsi raggirare, lavorando in fondo sempre sui desideri e le paure più o meno latenti in ognuno. La pubblicità e la politica non usano forse gli stessi mezzi? E non ci ritroviamo spesso autentici "bidoni" tra le mani?

Christian ha detto...

Meno noto anche perché incastrato fra "La strada", "Le notti di Cabiria" e "La dolce vita", in realtà questo film andrebbe proprio rivalutato. Secondo me può piacere anche a chi non ama Fellini, perché ha toni un po' diversi da quelli degli altri suoi lavori. E come dici tu, è interessante la riflessione sulle truffe (anche se povera gente, con c'è condiscendenza verso i truffati). Il protagonista, poi, è davvero bravo.