6 marzo 2018

Rosemary's baby (Roman Polanski, 1968)

Rosemary's baby - Nastro rosso a New York (Rosemary's Baby)
di Roman Polanski – USA 1968
con Mia Farrow, John Cassavetes
***1/2

Rivisto in divx.

La giovane coppia formata dalla casalinga Rosemary (Mia Farrow, nel suo primo ruolo da protagonista) e dal marito Guy Woodhouse (il regista John Cassavetes), attore teatrale, si trasferisce in un nuovo appartamento al settimo piano di un vetusto palazzo di New York su cui circolano strane leggende: in passato sarebbe stato infatti sede di atroci delitti e di cerimonie sataniche. E in effetti un'atmosfera inquietante e ambigua lo circonda. Ma a mettere a disagio Rosemary sono soprattutto gli anziani vicini di pianerottolo, gli affabili ma invadenti Minnie (Ruth Gordon) e Roman (Sidney Blackmer), con i quali invece Guy stringe subito amicizia. Dopo una notte di incubi, Rosemary si scopre incinta: ma la gravidanza – durante la quale è seguita da un ostetrico consigliatole dai vicini, il dottor Sapirstein (Ralph Bellamy) – è dura e dolorosa. E pian piano, Rosemary si convince di essere in balia di una congrega satanica, di cui anche Guy è complice... Dall'omonimo romanzo di Ira Levin, Polanski firma il suo film più celebre, un innovativo horror borghese e urbano che torna alle angoscianti atmosfere condominiali di "Repulsion" e anticipa il successivo "L'inquilino del terzo piano". Un film che farà scuola, inquietante sin dai titoli di testa (con le scritte in rosa e la canzoncina semi-infantile), e che a lungo ondeggia fra il realismo dell'ambientazione moderna (a tratti si sospetta che quelle di Rosemary siano solo paranoie o fantasie di complotto, magari un prodotto delle paure e delle angosce della gravidanza, favorite anche dalla sensazione di essere trascurata da un marito che pensa solo al suo lavoro) e i toni onirici e irreali del tema della stregoneria. Punteggiato da elementi e indizi (Guy di colpo comincia ad avere successo nel suo lavoro, ottenendo parti anche per via delle "disgrazie" che capitano ai suoi rivali), il film ha il suo climax nel finale, con la nascita del "figlio di Satana". A quel punto, tutti gli indizi acquistano un senso: dai nomi stessi di Rosemary e Guy, che ricordano Maria e Giuseppe (e Woodhouse è un cognome da falegname!), ai tanti oggetti che hanno favorito la sua gravidanza: il ciondolo "portafortuna" che Minnie regala a Rosemary, contenente la misteriosa "radice di tannis"; la mousse al cioccolato; gli strani intrugli a base di erbe. A metà pellicola, Rosemary si taglia i capelli corti, risultando nell'iconico aspetto che ha reso celebre la Farrow, quasi perfetta nel ritrarre una ragazza in preda alla sua fragilità emotiva. Ruth Gordon ha vinto l'Oscar come miglior attrice non protagonista. Nel cast anche Maurice Evans (Hutch, l'amico scrittore che tenta di mettere in guardia Rosemary dalla setta) e altre vecchie glorie hollywoodiane (Elisha Cook Jr., Charles Grodin, Patsy Kelly, Hope Summers). Il successo della pellicola diede il via a una serie di film su temi simili (diavoli, sette, o segnatamente l'Anticristo), che culminerà nel 1973 con "L'esorcista". Ma "Rosemary's baby" può anche essere considerato, a suo modo, l'anello di congiunzione fra "Angoscia" di Cukor (1944) e "Madre!" di Aronofsky (2017).

2 commenti:

Babol ha detto...

Un capolavoro, non mi stancherei mai di riguardarlo!

Christian ha detto...

Polanski è davvero il maestro dell'horror/thriller domestico e condominiale! :)