Lady Bird (Greta Gerwig, 2017)
Lady Bird (id.)
di Greta Gerwig – USA 2017
con Saoirse Ronan, Laurie Metcalf
**1/2
Visto al cinema Plinius, con Sabrina.
La liceale Christine (un'ottima Saoirse Ronan), studentessa all'ultimo anno di una scuola cattolica di Sacramento, ha un rapporto alquanto problematico con tutto ciò che la circonda: dalla madre (Laurie Metcalf) al quartiere proletario dove vive. Per questo motivo rifiuta il proprio nome e si ribattezza "Lady Bird", aspira a iscriversi a un college sulla Costa Est e vorrebbe frequentare compagne di scuola più altolocate. A metà strada fra "Ghost World" (che però avevo trovato molto più poetico e coerente, soprattutto nel finale) e "Mean girls" (che era più dirompente), una pellicola che esplora quella fase della tarda adolescenza in cui il desiderio di autonomia e di distacco dalle radici familiari sfocia nell'anarchia e nella ribellione. Qualche gag divertente (il prete che gestisce lo spettacolo teatrale della scuola come se fosse una partita di football) e la leggera caratterizzazione dei personaggi (quelli di contorno, però, sono scritti soltanto in funzione del loro rapporto con la protagonista) non giustificano l'etichetta di commedia che è stata attaccata al film (ha vinto il Golden Globe in questa categoria). E il grande successo di critica negli Stati Uniti, con tanto di cinque nomination ai premi Oscar, è forse anche una sorta di "compensazione" (visto che la regista è una donna) per il caso Weinstein e gli scandali sessuali che hanno travolto Hollywood. Non mancano buoni momenti, che all'interno di una sceneggiatura autobiografica ed episodica accompagnano i tentativi di Lady Bird di uscire da un ambiente che le va stretto e che descrivono le sue relazioni con gli altri: i genitori, gli insegnanti, l'amica del cuore Julie (Beanie Feldstein), quella snob Jenna (Odeya Rush) e un paio di ragazzi, il primo dei quali (Lucas Hedges) si rivela gay e il secondo (Timothée Chalamet) è un ipocrita contestatore. Ma alla resa dei conti non si va oltre un innocuo ritratto adolescenziale, anche perché il finale riconciliante finisce per annullare la potenziale carica eversiva del personaggio.
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