31 marzo 2018

Operazione terrore (Blake Edwards, 1962)

Operazione terrore (Experiment in Terror)
di Blake Edwards – USA 1962
con Glenn Ford, Lee Remick
**1/2

Visto in divx.

Kelly Sherwood (Lee Remick), giovane cassiera in una banca di San Francisco, viene avvicinata da un misterioso individuo che minaccia di uccidere lei e la sorella minore Toby (Stefanie Powers) se non lo aiuterà a rapinare la banca dove lavora. Pur sorvegliata, la ragazza riesce ad avvisare l'FBI: e l'agente Ripley (Glenn Ford) inizia un'indagine che lo porterà a identificare il colpevole, fra i cui tratti caratterizzanti ci sono la voce asmatica e dal respiro affannoso (quasi un antesignano di Darth Vader!) e la straordinaria abilità di manipolare le donne... Da un romanzo di Gordon Gordon e Mildred Gordon ("The Gordons") da loro stessi sceneggiato, un thriller poliziesco il cui maggior pregio sta nella confezione: la regia di Edwards (che nei suoi primi anni non si dedicava ancora esclusivamente alle commedie), coadiuvato dalla fotografia ricca di ombre di Philip Lathrop e dalla colonna sonora d'atmosfera di Henri Mancini, evoca i noir degli anni quaranta e contribuisce all'inquietante atmosfera di paranoia e terrore che circonda la protagonista, vivacizzando così un intreccio senza troppe sorprese con la varietà delle inquadrature, gli intensi primi piani, un buon uso degli ambienti (memorabile il climax finale nello stadio da baseball) e una curata caratterizzazione dei personaggi minori (l'informatore Popcorn (Ned Glass), la ragazza cinese Lisa (Anita Loo), o Ashton (Patricia Huston), la donna uccisa nella casa dove fabbrica manichini). Il personaggio più affascinante è forse proprio il cattivo, Red Lynch, di cui per gran parte del film non sappiamo praticamente nulla (l'attore che lo interpreta, Ross Martin, a differenza del resto del cast, viene accreditato soltanto nei titoli di coda) ma di cui si intravedono tratti ambigui e contraddittori (è violento e minaccioso con Kelly, ma tenero e premuroso con Lisa e con il figlio adottivo). Domandandosi come faccia a manipolare le donne (tanto le sua vittime quanto le sue complici), Ripley commenta: "non si tratta solo di amore, come non si tratta solo di paura".

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