Luci del varietà (Lattuada, Fellini, 1950)
Luci del varietà
di Alberto Lattuada, Federico Fellini – Italia 1950
con Peppino De Filippo, Carla Del Poggio
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Visto in divx.
Checco Dalmonte (Peppino De Filippo) è il capocomico di una scalcinata compagnia di guitti e attori di varietà che gira di città in città con scarsa fortuna. Quando al gruppo si unisce la giovane ed esuberante ballerina Liliana (Carla Del Poggio), il successo sembra finalmente arridere. E Checco, attratto dalla prorompente ragazza, progetta di lasciare la partner di lunga data Melina (Giulietta Masina) per mettere in piedi con lei una compagnia del tutto nuova. Ma sarà abbandonato da Liliana alla prima occasione, quando la ragazza riceverà un'offerta da un importante impresario, e dovrà tornare con i colleghi di prima e alla vita di un tempo. Dolce-amaro e semi-autobiografico omaggio al mondo dell'avanspettacolo (ritratto con affetto e ironia) e ai «ricordi della provincia italiana vista dai finestrini dei treni e dalle quinte di teatrini sgangherati e male illuminati di quando giravo l'Italia con una compagnia di rivista» (come ha dichiarato lo stesso Fellini), il film segna ufficialmente l'esordio dietro la macchina da presa per il cineasta riminese (in precedenza "solo" sceneggiatore e aiuto regista) ma anche la fine del rapporto di collaborazione con Lattuada dopo diversi film realizzati insieme (i due ebbero anche alcuni contrasti sull'attribuzione della paternità dell'opera). Alcune sequenze "sognanti", in effetti, appaiono assai felliniane (l'escursione in campagna, la camminata notturna di Checco per Roma e l'incontro con gli artisti di strada), mentre l'impianto complessivo e la caratterizzazione dei personaggi, più cinica e obiettiva, sembrerebbero opera di Lattuada. Forse ancora più interessante del film stesso è la storia della sua produzione. Lattuada da tempo auspicava di liberarsi dai lacci dei grandi produttori, per recuperare autonomia creativa. Per questo, quando la Lux (con cui aveva collaborato in passato, ma con cui negli ultimi tempi aveva avuto qualche contrasto) rifiutò il soggetto, il regista e l'amico sceneggiatore decisero di produrre in prima persona la pellicola, attraverso una cooperativa (formata dai due cineasti e dalle rispettive consorti – Del Poggio e Masina – con la compartecipazione di alcuni attori e tecnici), anticipando in questo il Lizzani di "Achtung! Banditi!". Ma problemi economici, organizzativi e di distribuzione, nonché il boicottaggio della stessa Lux (che contemporaneamente mise in cantiere un film assai simile, "Vita da cani" di Monicelli con Aldo Fabrizi e la Lollobrigida, facendolo uscire nelle sale due mesi prima del concorrente) decretarono l'insuccesso dell'esperienza. Se non altro, da allora in poi Fellini intraprese seriamente la carriera di regista: due anni dopo realizzerà il suo primo film da solo, "Lo sceicco bianco". La sceneggiatura è firmata dai due registi più Tullio Pinelli (e pare, non accreditato, Ennio Flaiano). Nel cast anche Folco Lulli, Dante Maggio, John Kitzmiller (il trombettista americano) e Franca Valeri (la coreografa ungherese). Fra le ballerine di fila ci sono le non ancora famose Giovanna Ralli e Sophia Loren (accreditata come Sofia Lazzaro).
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