FESCAAAL 2018 - conclusioni
Seguivo questo festival per la prima volta, e l'impressione (a parte qualche problema organizzativo, con proiezioni in ritardo per i motivi più svariati) è stata decisamente positiva. Si respirava un'atmosfera molto varia e cosmopolita, con la sensazione di compiere un vero viaggio attorno al mondo. Ed è stata un'occasione per conoscere alcune cinematografie poco note: anche perché, se pellicole provenienti dall'Asia e dall'America Latina fanno spesso capolino anche altrove, quelle del continente africano (eccezion fatta forse per l'area del Mediterraneo) sono molto più rare. Tre film mi sono piaciuti su tutti, curiosamente tutti di registe donne: "I am not a witch", opera prima della zambiana Rungano Nyoni (che ha vinto anche il primo premio); "Killing Jesus" della colombiana Laura Mora (che ha vinto invece il premio del pubblico); e il mio preferito, "The seen and unseen" dell'indonesiana Kamila Andini, forse il più suggestivo. Ma ottimi ricordi mi hanno lasciato anche diversi altri titoli, così come alcuni dei cortometraggi che sono stati presentati (e che non ho recensito). Probabilmente tornerò a frequentare il festival anche negli anni seguenti.
1 commento:
Sì, un'ottima occasione per respirare un'aria diversa dalle più scontate rassegne "occidentali".
Il contributo delle regie al femminile è stata una piacevole sorpresa denotando un'apertura e una grande originalità.
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