Venezia e Locarno 2012 - conclusioni
Nessun capolavoro ma tanti film di medio livello: questo il mio bilancio personale della rassegna veneziana appena conclusa. Dei dodici lungometraggi che ho visto, tre mi sono piaciuti in maniera particolare: "Pietà" di Kim Ki-duk, con cui il regista coreano è tornato alla "cattiveria" che lo contraddistingueva a inizio carriera e che la giuria ha voluto premiare con un Leone d'Oro che a questo punto ritengo abbastanza giusto (anche se non ho ancora visto le altre due pellicole che da alcune parti erano state indicate come meritevoli, vale a dire "Bella addormentata" di Bellocchio e "The Master" di Paul Thomas Anderson); il metaforico e surreale "La cinquième saison" della coppia Brosens/Woodworth; e "Paradise: Faith" di Ulrich Seidl, secondo capitolo di una trilogia interessante e controversa. Ho apprezzato, con qualche riserva, anche i film di Assayas, Kitano, Serebrennikov e – per quanto riguarda Locarno – Brisseau e Baker. Deludenti invece De Oliveira, Bier, Lo Cascio e Wakamatsu.
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