Animal House (John Landis, 1978)
Animal House (National Lampoon's Animal House)
di John Landis – USA 1978
con John Belushi, Tim Matheson
***1/2
Rivisto in DVD, con Giovanni, Rachele e Ilaria.
Siamo nel 1962: gli studenti che si iscrivono al Faber College devono scegliere – com'è consuetudine nei campus degli Stati Uniti – una confraternita di cui far parte. Quelli che vengono scartati dalle più elitarie e prestigiose finiscono nella Delta Tau Chi, la più scalcinata e meno rispettabile dell'intero istituto, talmente famigerata che persino il rettore della scuola (John Vernon) complotta in ogni modo per poterla sciogliere e cacciarne i membri dal college. Più interessati a compiere scherzi e bravate e ad organizzare festini (come il mitico "toga party") che a studiare, i membri del Delta Tau Chi finiranno col combinarla talmente grossa (e col totalizzare punteggi talmente bassi negli esami) da farsi espellere. Sapranno però vendicarsi sabotando in maniera dirompente la parata di fine anno organizzata dal college nelle strade della città. Il tema degli "spostati" e dei disadattati che lottano contro un establishment troppo rigido con le armi dell'anarchia e della goliardia è di vecchia data (e nel cinema ha precedenti illustri: dai fratelli Marx a "Zero in condotta" di Jean Vigo), ma il film di Landis lo eleva alla massima potenza, donando alla pellicola una carica liberatoria senza pari, grazie a un gruppo di personaggi (e di attori) che si fanno beffe di ogni regola, mostrando così quanto sia ridicola quella caricatura dell'ordine costituito che regna in certe istituzioni (il confronto fra le cerimonie per essere accolti nelle varie confraternite è esemplare). La demenzialità non è dunque fine a sé stessa, come in molti dei successivi epigoni, ma all'interno di un contesto sociale e quindi con una valenza satirica ben precisa che riporta nel cinema americano quell'anarchia sovversiva e purificatrice che (con sporadiche eccezioni, tipo "MASH") mancava appunto dai tempi dei fratelli Marx. Nel cast, che comprende molti giovani attori alle prime armi ma destinati a fare fortuna (come Tom Hulce, Karen Allen e Kevin Bacon: ma nei progetti iniziali avrebbero dovuto esserci anche Chevy Chase, Bill Murray e Dan Aykroyd) nonché una guest star del calibro di Donald Sutherland (nel ruolo di un professore hippie), domina John Belushi, vero punto di forza della pellicola con la sua energia comica dirompente e sfacciata, incurante di tutto ciò che gli sta attorno (si pensi a quando si schiaccia le lattine sulla testa, a quando sfascia la chitarra di Stephen Bishop, a quando si infila le matite nel naso, a quando ammicca allo spettatore mentre sbircia dalla finestra le cheerleader che si spogliano). Belushi, fino ad allora star televisiva del "Saturday Night Live", era alla sua prima apparizione sul grande schermo. Molte le scene memorabili, dallo scherzo del cavallo allo scontro in mensa, dall'adescamento delle ragazze del college femminile al processo-farsa, fino naturalmente al momento più celebre di tutti, quello in cui Bluto (Belushi) recita il suo discorso d'incoraggiamento che termina con le immortali parole "...e quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare!". Ma indimenticabili restano anche le scritte sullo schermo nel finale che rivelano quale sarà il destino dei vari personaggi (il film è accreditato come uno dei primi ad aver utilizzato questo espediente), con l'esilarante "Senatore Blutarsky e signora" in sovrimpressione sulla fuga di Bluto e di una delle cheerleader, da lui rapita. Il titolo originale ("National Lampoon's Animal House") rivela che il lungometraggio è nato come spin-off della rivista satirica "National Lampoon": la sceneggiatura (di Douglas Kenney, Chris Miller e Harold Ramis) è infatti ispirata ad alcuni racconti pubblicati sulle sue pagine e alle reali esperienze universitarie di Miller, Ramis e del produttore Ivan Reitman. Insieme ad altri film usciti alla fine degli anni settanta (come "Ridere per ridere" dello stesso Landis) ha contribuito a definire la commedia demenziale americana negli anni a venire. Nonostante il tono del racconto, sempre sopra le righe, la regia di Landis è solida e controllata ma anche dinamica, e getta le basi per il successivo capolavoro “The Blues Brothers” del quale anticipa già alcune caratteristiche (non solo la presenza di Belushi e l’aria di scampagnata goliardica, ma anche sequenze musicali come le due in cui DeWayne Jessie si esibisce nei panni di Otis Day, con le canzoni "Shout" e "Shama Lama Ding Dong"). E a proposito di colonna sonora, oltre che dal title theme “Animal’s House”, questa è impreziosita da numerosi brani anni '50 e '60 come "Louie Louie" di Richard Berry e "Twistin' the Night Away" di Sam Cooke. La scelta del 1962 come anno in cui ambientare la pellicola non è dovuta soltanto alle esperienze autobiografiche dei suoi autori: per Miller e compagni il 1962 è stato "l'ultimo anno innocente degli Stati Uniti", e la parata che conclude il film si svolge il 21 novembre 1963, il giorno prima dell'assassinio del presidente Kennedy, di cui è una sorta di parodia (o di inquietante premonizione). Il film è stato girato nel campus dell'Università dell'Oregon di Eugene, il cui rettore diede l'assenso perché non voleva commettere lo stesso errore di quando aveva rifiutato il permesso alle riprese del film "Il laureato", ritenendolo di dubbio valore artistico.
2 commenti:
Che ricordi! Sono passati troppi anni dall'ultima volta che l'ho visto. Mi hai fatto venire voglia di riguardarlo.
Ale55andra
Periodicamente va rivisto. Merita sempre! :-)
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