26 settembre 2018

The nightingale (Jennifer Kent, 2018)

The nightingale
di Jennifer Kent – Australia 2018
con Aisling Franciosi, Baykali Ganambarr
*1/2

Visto al cinema Anteo, in originale con sottotitoli
(rassegna di Venezia).

Per inseguire l'ufficiale britannico (Sam Claflin) e i due soldati che l'hanno violentata e hanno ucciso suo marito e suo figlio, l'ex galeotta irlandese Clare (Franciosi) si fa guidare dall'aborigeno Billy (Ganambarr) fra i boschi della Tasmania del 1825 (che allora era una colonia penale a cielo aperto). Fra i due nascerà una sorta di solidarietà, in quanto entrambi hanno perso la propria famiglia per colpa degli inglesi. Un revenge movie forzato, melodrammatico, manipolatore e manicheo, oltre che inutilmente lungo. Anche perché la protagonista cambia idea e personalità ad ogni svolta, soltanto per rimandare l'inevitabile resa dei conti e prolungare l'inseguimento. Anche le ripetute scene di violenza e uccisioni appaiono gratuite, al solo scopo di mostrare quanto cattivi siano i cattivi. Alcuni critici americani avevano polemizzato quest'anno con la Mostra di Venezia perché in concorso c'era soltanto un film di una regista donna: ma dopo averlo visto si può ben dire che sarebbe stato meglio se non ci fosse stato nemmeno questo (che pure la giuria ha voluto premiare con un contentino). Buona comunque la parte centrale, quando sono in scena soltanto la protagonista e l'aborigeno, che in mezzo alla natura riescono a superare le rispettive diffidenze e a scoprire quanto abbiano in comune (a partire dal canto e dal soprannome: "usignolo" lei, "merlo nero" lui). Pretestuoso (e in fondo inutile) il formato 4:3.

2 commenti:

Marco C. ha detto...

Ah, questo è il famoso film di cui si è tanto discusso? Immaginavo fosse una ciofeca. Ci sarebbe da aprire una parentesi sul trend attuale di inserire obbligatoriamente quote rose ovunque. A mio avviso, è una pratica illogica perché non premia il merito ma solo l'appartenenza ad una minoranza (in questo caso particolare, nemmeno minoranza). Consuetudine resa ancor più deprecabile se imposta nel mondo dell'Arte. I critici americani farebbero meglio a tenere le loro proteste politicamente corrette esclusivamente nel loro - nevrotico - Paese. Venezia è rimasto l'ultimo grande premio del cinema libero dal commercio e dalle ideologie massmediatiche...Per ora almeno. Saluti carissimi!

Christian ha detto...

Sono perfettamente d'accordo! :)
I film andrebbero valutati solo per i propri meriti, e non per il sesso del regista, o il suo colore, o la sua religione, ecc.
Sembra un'ovvietà, ma a quanto pare non è così per tutti...