WALL-E (Andrew Stanton, 2008)
WALL-E (id.)
di Andrew Stanton – USA 2008
animazione digitale
***1/2
Visto al cinema Uci Bicocca, con Albertino e altra gente.
Ricordo che anni fa, quando "Il re leone" vinse l'Oscar per la miglior colonna sonora, sentii un (sedicente) critico cinematografico – che stava commentando i film premiati su un canale televisivo locale – sentenziare con sufficienza che quel premio era "un contentino dato ai bambini" e che "il cinema d'animazione non è nemmeno vero cinema". Chissà se quell'inetto ha cambiato opinione, ora che da qualche anno a questa parte proprio alcuni cartoni animati si ritrovano regolarmente fra i migliori film dell'annata, talvolta addirittura al primo posto. L'ennesimo capolavoro della Pixar è una pellicola che ci porta di quasi un migliaio di anni nel futuro, su un pianeta Terra ormai disabitato, distrutto dal consumismo e invaso dalla ruggine e da montagne di rifiuti. Il robottino Wall-E, l'unico ancora funzionante fra i tanti compattatori di rottami che avevano il compito di "fare pulizia", prosegue indefesso il proprio lavoro e nel frattempo ha sviluppato una coscienza, una passione per il modernariato e soprattutto la speranza di trovare, prima o poi, un'anima gemella. Il che puntualmente si verifica quando sul pianeta giunge un altro essere artificiale, la sofisticatissima e ultra-tecnologica Eve, alla ricerca di una forma di vita vegetale... Se i primi trenta-quaranta minuti di film, praticamente muti e con i due robottini che comunicano i propri sentimenti soltanto attraversi segnali e suoni in stile C1P8, dimostrano per l'ennesima volta come la casa di John Lasseter sia in grado di stimolare commozione, riflessioni e divertimento con una manciata di pixel, tante buone idee e senza bisogno di ricorrere a battutine e citazioni, proprio come il buon cinema d'intrattenimento dovrebbe fare (e fa sempre più raramente), la seconda parte è forse meno dirompente: lo scenario post-apocalittico lascia spazio all'avventura e il film si riduce a una (per quanto ottima) pellicola d'azione, anche se non mancano momenti emozionanti (come il balletto nello spazio o l'apparizione dei robot difettosi) e riflessioni sociali (l'attacco allo stile di vita sedentario e all'eccessivo uso di tecnologia, che porta gli uomini a diventare palle di grasso). Mitico anche il nuovo utilizzo in un contesto fantascientifico (e non credevo che fosse possibile) per l'incipit di "Also sprach Zarathustra", e belli i titoli di coda che mostrano l'evoluzione storica dell'arte, dai graffiti fino alla computer grafica degli anni ottanta. Forse non sarà all'altezza di "Ratatouille", ma resta comunque un film da non perdere, capace di dar vita a due personaggi che è difficile non farsi entrare nel cuore.