6 febbraio 2023

Everything everywhere all at once (Daniels, 2022)

Everything everywhere all at once (id.)
di Daniel Kwan, Daniel Scheinert – USA 2022
con Michelle Yeoh, Ke Huy Quan
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Visto al cinema Colosseo.

Evelyn Wang (Michelle Yeoh), cinese di mezza età e proprietaria di una lavanderia a gettoni negli Stati Uniti, ha parecchie cose per la testa, e tutte insieme: una relazione in crisi con il marito Waymond (Ke Huy Quan), un rapporto difficile con la figlia gay e ribelle Joy (Stephanie Hsu), l'arrivo dalla Cina del padre vecchio e malato (James Hong), una visita fiscale in corso da parte dell'ispettrice Deirdre Beaubeirdre (Jaime Lee Curtis), i preparativi per la festa del capodanno cinese che si terrà proprio nel suo negozio. E come se non bastasse, è sopraffatta dai rimpianti per le vite che non ha vissuto, lei che in gioventù sognava di volta in volta di diventare una cantante, un'attrice, una cuoca, un'esperta di arti marziali... Ma tutte queste potenzialità si sono avverate in vari universi paralleli, fra i quali acquisterà la capacità di spostarsi, muovendosi da una realtà all'altra – e acquisendo le capacità dei suoi alter ego – per salvare l'insieme di tutti i mondi ("una sovrapposizione quantistica di stati vibrazionali") dalla distruzione minacciata da un agente del caos, Jobu Tupaki (una variante "nichilista" di Joy). Il concetto di "multiverso" è diventato particolarmente popolare negli ultimi anni, grazie a film (e serie tv) come quelli della Marvel: ma questo lungometraggio – opera seconda del duo di registi e sceneggiatori Kwan e Scheinert, noti collettivamente come "i Daniels" – lo rappresenta e lo sviluppa in maniera molto più accattivante ed estesa rispetto alle pellicole di supereroi, legandolo al vissuto interiore di un personaggio, alle sue aspirazioni e ai suoi rimpianti. Visionario, surreale e onirico (e debitore a certe cose di Charlie Kaufman e Terry Gilliam), il film fonde introspezione, azione e comicità assurdista senza fermarsi davanti a nulla, che si tratti di mostrare universi sempre più improbabili (come quello in cui le persone hanno wurstel al posto delle dita, quello in cui un procione manovra uno chef come il topo di "Ratatouille", o quelli in cui gli esseri umani sono cartoni animati, pupazzi o addirittura... sassi!), o di sfruttare elementi dalla comicità demenziale intrinseca (per "saltare" da un universo all'altro occorre compiere un'azione altamente improbabile, con esiti surreali; e la distruzione di tutto il multiverso è minacciata da un... bagel, ossia una ciambella dolce). Film del genere – che procedono per accumulo di elementi random, hanno un approccio relativista e non sembrano prendere nulla sul serio: si pensi per esempio a "Mr. Nobody" di Jaco Van Dormael – di solito mi infastidiscono ("Quando ci metti di tutto, nulla ha più importanza", viene detto nella pellicola stessa): ma in questo caso la problematica è affrontata direttamente (a Evelyn, che afferma di non essere "brava a fare niente", viene spiegato che proprio per questo motivo ha a disposizione un enorme numero di potenzialità). Inoltre, nonostante il messaggio finale non sia poi così profondo (come sempre la chiave di tutto è l'amore, insieme all'accettazione e alla reciproca comprensione), il divertimento è sorretto da un'inventiva senza limiti (fra le mille trovate, anche quelle metacinematografiche, come i finti titoli di coda a metà pellicola o citazioni alterate quali "Io sono tua madre!") e, soprattutto, da un cast eccellente che comprende molti interpreti legati agli anni ottanta e novanta (la Yeoh, forse alla prova migliore della sua carriera, e la Curtis, ma anche James Hong, ossia il Lo Pan di "Grosso guaio a Chinatown"), alcuni dei quali letteralmente recuperati dall'oblio (Ke Huy Quan, celebre come attore bambino in "Indiana Jones e il tempio maledetto" e "I Goonies", non recitava più da vent'anni!). I Daniels avevano iniziato a pensare il film per Jackie Chan, prima di cambiare idea in favore di una protagonista femminile, mentre l'ottima Stephanie Hsu ha sostituito la prima scelta Awkwafina. Ruoli minori e cameo (fra gli altri) per Harry Shum Jr., Jenny Slate, Tallie Medel e Michiko Nishiwaki. Enorme il riscontro critico, con undici nomination agli Oscar (fra cui quelle per il film, la regia, la sceneggiatura originale, e ben quattro interpreti: Yeoh, Ke Quan, Curtis e Hsu).

3 commenti:

Babol ha detto...

Per me, il film più bello dell'anno scorso. Un amore che perdura!!

Christian ha detto...

Bello sì, ma per i miei gusti c'è davvero "troppo" dentro, per un messaggio in fondo banale. Io personalmente preferisco film più sobri e "di sottrazione"... Ma comunque il cast è eccezionale, e il tema degli universi paralleli è svolto molto meglio che nei film Marvel come "Doctor Strange e il multiverso della follia". La scena migliore è quella dei sassi! :)

Christian ha detto...

Aggiornamento Oscar: come previsto, "Everything everywhere all at once" è stato il trionfatore di questa edizione, vincendo ben sette statuette, quelle per il miglior film, la regia, la sceneggiatura originale, il montaggio, l'attrice (Michelle Yeoh), l'attore non protagonista (Ke Huy Quan) e l'attrice non protagonista (Jaime Lee Curtis). Sono contento soprattutto per la Yeoh e la Curtis, mie beniamine da molti decenni!