8 febbraio 2023

Gli spiriti dell'isola (Martin McDonagh, 2022)

Gli spiriti dell'isola (The Banshees of Inisherin)
di Martin McDonagh – Irlanda/GB/USA 2022
con Colin Farrell, Brendan Gleeson
***1/2

Visto al cinema Colosseo, con Marisa, in originale con sottotitoli.

Mentre in Irlanda infuria la guerra civile (siamo nel 1923), sulla piccola isola di Inisherin, al largo della terraferma, si svolge un altro tipo di guerra: quella fra Pádraic (Colin Farrell) e Colm (Brendan Gleeson), migliori amici da sempre, o almeno fino a quando il secondo – artista e musicista dilettante – ha deciso unilateralmente di non voler più avere niente a che fare con il primo – piccolo allevatore – e di rifiutarne la compagnia. Questo perché, a suo dire, l'amico è "noioso", gli fa sprecare il suo tempo e lo distrae dal tentativo di comporre qualcosa (come la canzone che dà il titolo originale al film) destinato a restare dopo la sua morte. Il semplice e gentile Pádraic ci resta male, e fa di tutto per riconnettersi con l'amico, che dal suo canto dimostra la propria ostinazione nel modo più drastico. E in una piccola isola dove tutti sanno e sparlano di tutti (memorabili i personaggi di contorno, quasi un "coro" greco: dall'oste e dagli avventori del pub, al prete, al poliziotto, alla vecchia "strega" con le sue previsioni funeree), anche altri personaggi si sentono rinchiusi nella trappola di un microcosmo angusto: la sorella di Pádraic, Siobhán (Kerry Condon), appassionata di letteratura e come tale ritenuta eccentrica dagli abitanti dell'isola; e il giovane Dominic (Barry Keoghan), lo "scemo del villaggio", figlio del poliziotto locale da cui viene maltrattato e abusato. L'isola di Inisherin, con i suoi magnifici scenari naturali (le scogliere rocciose, i campi verdi e pietrosi, le spiagge deserte), fa da sfondo perfetto a una vicenda "piccola" ma in qualche modo universale, che vede personaggi mettere a confronto diverse filosofie di vita (l'ambizione umana e artistica di "fare qualcosa di importante" per non sprecare la propria esistenza, contro il desiderio di restare gentili e compassionevoli e di cercare la felicità nell'"ora e qui"), entrambe valide, tanto che non si può dire che uno dei due punti di vista sia sbagliato o migliore dell'altro. E l'intensità della narrazione si colora occasionalmente di toni comici, grotteschi o persino soprannaturali. Eccellente il cast (sia Farrell che Gleeson avevano già recitato in coppia per McDonagh nel precedente "In Bruges"). Espressivi anche gli animali (l'asina e la puledra di Pádraic, il cane di Colm), che osservano con i loro sguardi il dipanarsi della vicenda. Premio per la miglior sceneggiatura (e coppa Volpi a Farrell come miglior attore) alla mostra del cinema di Venezia. Nove candidature agli Oscar: quelle per il miglior film, la regia, la sceneggiatura, il montaggio, la colonna sonora, e ben quattro per gli attori (Farrell, Gleeson, Keoghan e Condon).

3 commenti:

Marisa ha detto...

Finalmente un film "di quelli che piacciono a me"!
Concordo pienamente con la tua recensione e mi auguro che evidenziare in modo così poetico i disastri che possono derivare da posizioni nettamente contrapposte, entrambe legittime, possa servire a farci riflettere sulla possibilità e la necessità di "tenere insieme", armonizzare gli opposti evitando le spinte troppo unilaterali e drastiche...

Marisa ha detto...

Ma che comunque qualcosa bisogna pur sacrificare...

Christian ha detto...

Certo, convivere insieme (che si tratti di persone, di popoli o di nazioni) comporta anche sacrifici reciproci. La "chiusura" agli altri o, peggio, la sopraffazione dei desideri e delle aspirazioni altrui non può che portare alla tragedia. Nella speranza che non ne soffrano gli innocenti (come, in questo caso, gli animali: l'asina e il cane). L'alternativa è andarsene e cercare spazio altrove (come, nel film, fa la sorella).
In certe cose, questo film sembra davvero una tragedia greca (vedi anche il personaggio della vecchia "messaggera di morte").